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Da agnostico ero un pò scettico perchè l'autore del libro si dichiara fin da subito credente. Invece devo dire che questo è un libro che mi sento di consigliare a tutti: credenti, agnostici ed atei. Sono molto interessanti, anche se purtroppo poco approfonditi, i contributi dei pazienti in terapia da Dacquino. Ciò che sostiene è sostanzialmente la distinzione che bisogna fare tra la religiosità e la spiritualità. La prima è dei fedeli e si vive all'interno delle regole di una religione; con tutti i contrasti che questo comporta basti pensare ai giudizi della chiesa su: divorziati, omossessuali, sessualità e il fine vita...l'autore auspica su questi temi una sostanziale evoluzione del pensiero Cattolico(come lo era stato il Concilio Vaticano II). La spiritualità invece può appartenere a tutti, credenti e no. E qui il distinguo è dato non tanto dalla fede o dal non credere quanto dalla misura in cui questa maturità spirituale è effettivamente e affettivamente raggiunta. Pertanto si riscontrano atteggiamenti religiosi che non sono maturi (pensiero magico applicato alla religione, la commercializzazione del sacro, i pellegrinaggi, le dubbie apparizioni, le madonne che piangono e tutte le altre superstizioni a carattere religioso). Parimenti il non credente povero di spiritualità si rifugia nel consumismo e nell'edonismo senza senso. Il libro è scritto bene e il taglio è molto divulgativo. L'argomento trattato è molto sfuggevole e delicato, in alcuni punti l'autore si fa prendere dal suo modo di intendere la fede (che forse a qualcuno potrà apparire troppo "buonista") ma nonostante ciò il libro riesce ad essere molto interessante e ricco di spunti di riflessione. Di certo è meglio che leggere i libri degli "Ateisti furenti" che non riescono a cogliere l'importanza di certe riflessioni e che di fatto si rivelano inutili per comprendere la natura dell'uomo, la sua mente, le sue esigenze, il suo vissuto. Consigliato.
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