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Anno edizione: 2011
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2x1. Ovvero offerte speciali nel reparto filosofia. O, detto diversamente, potenza di una copertina... Perché se uno legge "Ontologia del telefonino" e vede la bellissima foto di un ebreo ortodosso che appoggia il proprio telefonino al Muro del Pianto, che cosa si aspetta di leggere? Magari un pamphlet sulla scatoletta magica che per molti è ormai diventata il nuovo vitello d'oro! E invece no, o meglio, ni. Perché, leggendo le quasi 400 pagine di "Dove sei? Ontologia del telefonino" del filosofo torinese Maurizio Ferraris, si ha l'impressione, come notato da Umberto Eco nella prefazione al libro, di avere tra le mani due libri. Uno - che ti aspetti - di un centinaio di pagine, nelle quali, tra serietà da filosofo e (molta) ironia da buon sabaudo, l'autore prova a definire l'essenza di questa strana diavoleria che negli ultimi anni ci ha non poco cambiato la vita, soffermandosi sulle varie funzioni del telefonino tra le quali quella di "parlare" è forse la meno importante (per Ferraris il telefonino è soprattutto un mezzo per "scrivere" e per "iscrivere", nel senso che Derrida dà al termine). L'altro - che non ti aspetti - di quasi trecento pagine, nelle quali l'autore, svelato l'arcano (il telefonino era un pretesto, un exemplum moderno dal quale partire verso mete più ambiziose...), espone - e qui si va nel difficile - niente meno che la propria teoria in materia di "ontologia sociale". Secondo Ferraris la realtà consta di tre parti: gli oggetti reali (cioè le cose materiali, percepibili con i sensi), gli oggetti ideali (Dio, la libertà, l'unicorno...) e gli oggetti sociali, molto più sfuggenti (le guerre, il denaro, i contratti, i regolamenti...). "E poi?" Beh, cari i miei (quasi) venticinque lettori, non posso fare tutto io... Se siete ancora vivi, buona lettura! "Sei tu, amore mio?" "No, sono suo marito." Ecco il punto. C'è una bella differenza tra "essere al telefono" ed "essere al telefonino" (p. 31).
"Dove sei?". Ecco la domanda ontologica che svela la sua coplessità ,poco alla volta nella lettura del libro.Le pagine si confidano con noi dandoci la possibilità di attingere ad una nuova accessibilità della realtà,dove il telefonino diventa lo "strumento assoluto" in quanto reificazione e strumento che permette lo "spaziamento della presenza".Il "dove sei?" ontologico può mutare in "da dove chiami?"i grandi punti di incontro svaniscono!Il telefonino come emblema sociale,che determina l'estrema connessione con la realtà circostante ,ma con un rischio:il tuo dasein può nascondersi da un momento all'altro,infatti se manca "campo" al tuo telefonino,il tuo essere nel mondo svanisce,la condizione esistenziale dipendente da esso.Sembra sempre più che la richezza della nostra società risiede nell' essere "connessi" o meno:senza telefonino "...si è poveri di mondo..."Ecco la giustificazione del perchè il telefonio diventa "oggetto sociale". Con grande stupore scopriamo che è possibile parlare di onotologia,in quanto lo strumento assoluto diventa ricettacolo di elementi che possono apparire "scontati";ma che in fondo non lo sono!Il telefonino è strumento di registrazione ,una macchina per scrivere,un oggetto fondamentale per la nostra dipendenza con la realtà.
Libro inutile, ben scritto. Umorismo fiacco, ironia a traccie. Qualche chicca. Antropologia: semplicistica, ovvia, ridondante, da bar. Filosofia: riproposizione di quanto (di notevole) già espresso in altre e più congrue sedi, senza ulteriori sviluppi. Longevità del libro: 3 mesi. Ferraris non osa più, "non rischia", direbbe Heidegger. Ma, a Ferraris, Heidegger gli sta sulle balle ormai da un pezzo.
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