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Quando Dio vuol prendersi una vacanza su questa terra e dosarne i mutamenti, le rotte, i lerciumi e le grazie, non può e non potrebbe che indossare i panni di un poeta. Sa inoltre che può stare per poco quaggiù, e per due ragioni: primo perchè c'è un ordine celeste che va comunque amministrato, secondo perchè, alla lunga, in quelle vesti, si capirebbe ala fine che non è più un uomo a parlare, a scrivere, ad amare, ma appunto un Dio incarnato che sente, sbaglia, cade e piange come ogni altra creatura sensibile. Era ed è necessario premettere questo per parlare di un libro tanto sontuoso e toccato dalla meraviglia com'è questa biografia, resoconto e strazio, ascesa e rovina di un angelo brillo ma col cuore divorato dalla poesia in ogni angolo, in ogni frastagliata malsana e assurda giuntura, in ogni antro dell'anima. Continuo a sottolineare quanto sia salvifico per un essere umano sfiorare destini, crepe ed aliti di esseri così unici, vere divinità dalla vita brutalmente frettolosa. Aiuta a sopportare il fardello del tempo con minuscoli granelli di verità più rafforzata, con disperazione non avara di attimi di sollievo, con quel lievito alato che sprona ad amare la vita anche perchè di essa ha fatto parte Dylan Thomas.
Ricordare un poeta per le sue opere, o ricordarlo per la sua vita? Il dilemma, nel caso di Dylan Thomas, sta proprio in questo, perché appare difficile nel mito separare l’attività letteraria da un’esistenza del tutto fuori dai canoni, caratterizzata da intemperanze, da eccessi, quasi da una rabbiosa volontà di autodistruzione. Il corposo volume di Paul Ferris (450 pagine) forse non intende rispondere alla domanda di cui sopra, però cerca di mostrarci quel che Dylan Thomas veramente era, e lo realizza con una pazienza certosina di ricerche e di interviste, tanto che il risultato è una biografia attendibile e completa del poeta gallese. Pagina dopo pagina, fatto dopo fatto, emerge una personalità straordinariamente complessa, con un ribaltamento dei ruoli, tanto che per Thomas l’unica vita reale, da vivere fino in fondo, sembrerebbe quella del proprio io interiore e che si esprime nei versi che l’hanno giustamente reso famoso. Al contrario, l’esistenza di tutti i giorni, i rapporti interpersonali finiscono con il rientrare in una sorta di gioco fantastico e quindi costituiscono per lui il campo dell’irrealtà. Si delinea così l’immagine di un essere insicuro, tanto da risultare anche da adulto fortemente “mammone”, incapace di condurre una qualsiasi attività lavorativa, ma talmente furbo da riuscire a vivere, abbastanza bene, sulle spalle degli altri, principalmente quelle dei suoi ammiratori. In effetti, il sottotitolo di questa biografia, è “Essere un poeta e vivere di astuzia e di birra” e non è improbabile che, oltre all’indubbio talento letterario, non poco abbia contribuito alla creazione del mito questa vita dissennata. Ne consiglio vivamente la lettura, perché questa biografia ha il sapore e anche la struttura di un romanzo sicuramente avvincente.
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