(Ganges, Hérault, 1767 - Parigi 1825) scrittore francese. Erudito, spirito avventuroso e stravagante, filologo e cultore dell’occultismo, fu autore di opere di varia natura e portata. Tra i suoi scritti, La lingua ebraica ricostituita (La langue hébraique restituée, 1815-16), trattato che pretende di ricostruire la lingua originaria dell’umanità, e la Storia filosofica del genere umano (Histoire philosophique du genre humain, 1822), in cui sono fantasticamente evocati 12.000 anni di storia, ebbero grande influenza su mistici e occultisti, da P.-S. Ballanche a P. Leroux, e raggiunsero, per loro tramite, A. de Lamartine, V. Hugo, George Sand. La sua opera più importante è Il trovatore, poesie occitaniche del XIII secolo (Le troubadour, poésies occitaniques du XIII siècle, 1803), curiosa mistificazione di tipo macphersoniano che s’inquadra nell’entusiasmo romantico per la poesia trobadorica, allora riscoperta; i testi, falliti come pastiches trobadorici, ma notevoli come poesie in lingua d’oc del sec. XIX, riportano a un livello letterario non disprezzabile una lingua considerata ormai incapace d’innalzarvisi.