Jelinek Elfriede è una scrittrice austriaca. Ha esordito con la raccolta di liriche L’ombra di Lisa (Lisas Schatten, 1967, nt) e il romanzo Siamo solo l’esca, baby (Wir Sind Lockvögel, Baby!, 1970, nt), primo «assaggio» della futura sperimentazione linguistica. Nel romanzo Le amanti (Die Liebhaberinnen, 1975) e nel dramma Cosa accadde dopo che Nora lasciò suo marito (Was geschah, nachdem Nora ihren Mann verlassen hatte, 1980, nt) i temi portanti sono la violenza, privata e pubblica, l’incessante riprodursi dei rapporti di potere tra i sessi, la perenne ricerca di un linguaggio che esprima in modo sereno e liberatorio l’erotismo femminile, temi approfonditi ancora nei romanzi successivi che esprimono una critica aspra, che non smorza mai i toni né indulge a espressioni accattivanti, ma si imprime nella scrittura stessa anche attraverso il montaggio linguistico di diversi registri (La voglia, Lust, 1989; Voracità, Gier, 2000; I figli dei morti, Die Kinder der Toten, 1995, nt).
Grande consenso di pubblico e di critica ha ottenuto il romanzo La pianista (Die Klavierspielerin, 1983), storia dai tratti autobiografici, intessuta di masochismo, distruzione e perversione, di una concertista fallita, sottoposta fin dalla più tenera infanzia alla ferrea disciplina della madre (da cui il recente film omonimo). Nuvole. Casa (Wolken. Heim, 1988) è un dramma composto da un collage di citazioni d’autore, da Hölderlin a Heidegger, per smascherare le mistificazioni di un temuto pangermanesimo.
Con Bambiland, pubblicato nel 2004, anno del conferimento del premio Nobel, torna al tema della violenza, tra guerra, religione e sesso, con due monologhi per il teatro.