Hugo Hamilton è nato a Dublino nel 1953. La madre, tedesca, trasferitasi in Irlanda in seguito al matrimonio, e il padre, figura austera e autoritaria, fervente militante nazionalista segnarono indelebilmente il carattere e il modo di sentire del giovane Hugo. L’intransigenza nazionalistica del padre che non permetteva ai figli di esprimersi in inglese, ma solo in gaelico o in tedesco, fu avvertita da Hamilton come una vera e propria sfida. Ammetterà più tardi che per trasgredire agli ordini paterni si accostava alle pareti e di nascosto riproduceva i dialoghi in inglese che aveva ascoltato fuori casa. Così Hugo cresce barcamenandosi tra tre idiomi, che non sentirà mai come effettivamente suoi. Il problema di questa “schizofrenia” idiomatica e la difficile costruzione soggettiva del mondo che ne deriva, viene riproposta nel romanzo autobiografico Il cane che abbaiava alle onde. Protagonisti, appunto il padre tanto rigido da sembrare tedesco; la madre, tedesca, così comprensiva e tenera da apparire irlandese; il fratello maggiore e la sorellina, con i quali l’autore divide il continuo, spesso divertente, spaesamento provocato dall’uso di lingue, culture e logiche diverse. La Dublino in cui vivono, infatti, ha ancora tratti espressi con il linguaggio del conquistatore, l’inglese. Ma il nazionalismo paterno obbliga i figli a mantenere le relazioni sociali solo in gaelico, secondo il puro verbo dei padri. Eppure a casa regna la lingua materna, il tedesco, la lingua dei nazisti, e per questo motivo i giovani Hamilton saranno perseguitati dalle bande dei loro compagni irlandesi. Dopo gli studi, Hamilton diventa giornalista e scrittore di racconti e romanzi, fra i quali ricordiamo: Surrogate City (1990), The Last Shot (1991), The Love Test (1995), Headbanger (1996), Sad Bastard (1998) e Sucking Diesel (2002). Oggi vive a Dublino e di recente ha trascorso un anno a Berlino dove ha insegnato scrittura creativa.