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Non conoscevo l'autore. Dal titolo del libro mi aspettavo un economista attento ai problemi sociali, un Amartya Sen per intenderci, e invece ... Le prime 200 pagine sono interessanti per chi non sa nulla di economia. Sono accettabili se si sorvola su alcune falsità (es. pag 65, quando dice che la redistribuzione dei redditi riduce il potere d'acquisto complessivo). Le cose precipitano nei capitoli successivi. Non c'è problema che, dopo apprezzabili dichiarazioni di intenti, non sia seguito da proposte insufficienti, incoerenti o, addirittura, controproducenti. Poiché non ha senso fare qui una critica dettagliata, mi limito ad un esempio. Riguardo alla disoccupazione l'autore dice che è un problema strutturale, non congiunturale, e che bisogna tutelare il lavoratore, non il posto di lavoro. Quando passa alle soluzioni però l'autore propone cose che certo non tutelano i lavoratori (es. precarizzare i contratti di lavoro), cose che sarebbero utili se il problema fosse congiunturale (es. favorire la mobilità dei lavoratori con nuove forme contrattuali che devono anzitutto essere "allettanti" per i datori di lavoro), e addirittura controproducenti (es. favorire l'immigrazione. L'autore ha ragione nel dire che l'immigrazione può aumentare il numero assoluto di occupati ma, purtroppo, dimentica di dire che questo è possibile solo se il reddito dei lavoratori scende, anche sotto al livello di sussistenza). Capitolo dopo capitolo diventa inevitabile 'capire' il libro e l'autore: a Tirole delle questioni sociali non interessa nulla. Si potrebbero dire tante altre cose sul libro, ad es. che è molto francese (es. si dilunga sui dettagli della normativa francese per i contratti di lavoro), il che lo rende noioso per chi non è a appassionato alle questioni tipicamente francesi, ma direi che, visti i vizi strutturali (errori, falsità, incoerenza, ...), tutto il resto è secondario. Si è capito che il libro mi ha molto deluso?
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