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"Credere il genere umano perduto e non aver febbre di fare qualcosa in contrario"; da qui l'incedere delle vicende raccontate dalla voce narrante, nonché protagonista del romanzo: Silvestro Ferrauto, alter-ego dello scrittore. Questi, emblema dell'emigrante di ritorno, è colto nell'atto di rivendicazioni legittime: scrollarsi di dosso l'apatia secolare di una società in stallo, sperare in una rinascita collettiva basata su nuove consapevolezze morali, generazionali, culturali., riscattare la miseria, fedele compagna di una Sicilia storicamente vilipesa... "Conversazione in Sicilia" procede con lievi forzature, con immagini allegoriche, annotazioni realistiche, sensazione tangibile del comune destino dell'uomo, riaffermazione inalienabile della cogenza della vita di ogni singolo essere umano, a costo di apparire un demistificatore degli ideali patriottici.
Libro interessante.
Edoardo Esposito, docente universitario a Milano e critico letterario, è oggi il maggior esperto italiano di Elio Vittorini: allo scrittore siciliano ha dedicato negli ultimi trent'anni numerosi saggi e commenti che ora vengono raccolti, insieme ad altri studi inediti,in un importante volume pubblicato da Donzelli. Già nel capitolo introduttivo Esposito difende vigorosamente Vittorini da una serie di accuse che gli sono state mosse in ambito letterario sin dai suoi esordi di narratore: tra queste, quella di aver voluto "essere troppe altre cose che scrittore" (s'intende traduttore, critico,polemista,giornalista,politico..),senza volergli riconoscere "l'ampiezza dell'orizzonte con cui ha cercato di misurarsi, e la generosità con cui ha saputo spendersi." Altra riserva che molti letterati hanno espresso riguardo alla prosa di questo tanto discusso e frainteso autore, è stata quella sul suo stile, "apparso via via..povero, ripetitivo, scialbo e monotono, oppure innaturale, artificioso, manieristico." Esposito riporta numerosi esempi di altissima prosa vittoriniana, riconoscendole "una sicurezza e un'agilità espressiva indiscutibile", ma soprattutto la capacità "di comunicare al lettore la propria carica emotiva". Una prosa, quindi, che seppe far tesoro sia degli insegnamenti del realismo psicologico di tradizione ottocentesca (specificamente verghiana), sia del classicismo rondesco, sia dell'atmosfera della poesia ermetica e, prima ancora, simbolista. Il bel libro di Esposito sottolinea con ammirazione la grandezza dello scrittore e intellettuale Vittorini, riportando le parole inequivocabili di chi orgogliosamente si definiva "militante comunista":"(esistono).. compiti sociali di chi scrive,il suo dovere di prender parte alla rigenerazione della società italiana." Parole che, tanto più oggi, commuovono nella loro ingenua e feroce utopia.
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