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Un serbatoio di rincorse possibili e di aperture a sogni o curiosità ancora alla portata; luci intraviste anche a distanza ma ottime ad inseguire le scalcagnate ma sincere illusioni di un domani, la fiducia nel proprio canto, momentaneamente rauco o limpido che sia, la coda di qualche rozza stella spaiata che può offrire mezzo cammino sano a un'interiorità più inquieta. Questa la bellissima cifra del libro, un po' manuale di simpatica terapia autocosciente un po' guida verso orizzonti di ricca semina e raccolta artistica su questo tema. E poi basta la compagnia a decifrare in che salone siamo capitati: immaturi fastidiati, coerenti e cocciuti che hanno virato le loro parole e vite in lasciti meravigliosi per noi tutti.
di LAURA TUSSI L’autore suggerisce l’idea di un’immaturità alternativa che sappia continuare ad alimentare dimensioni di innocenza e speranza, con il potere di rinnovare l’anima creativa e risollevare la stanca maturità dalla sua pesante monotonia ed assenza di desideri. L’immaturità diviene così luogo dell’anima che non coincide sempre con il disagio e la malattia. Il disagio esistenziale dell’immaturità poetica non coincide con una comune depressione, non un misterioso male oscuro, ma il male di vivere che nessun farmaco può guarire. L’immaturità è viaggio poetico e desiderio d’erranza, di continua ricerca, esplorazione negli anfratti più segreti e inconsueti dell’esistenza. L’immaturità è creazione artistica, poetica, letteraria quale continuum salvifico di redenzione dal persistente ed inappagato desiderio d’erranza ed evasione. Immaturo è l’adulto “paiandrico” un puer aeternus che alterna il sé infantile all’animus razionale e adulto, nell’incontro androgino tra animus e anima, in cui gli archetipi maschile e femminile si fondono, diventando creativi e portatori di piccole e grandi immaturità salvifiche. L’immaturità è quello status esistenziale di continua ricerca e velleità d’evasione poetica, come un sentire vitale, una energia che apre verso la vita e suscita stupore “infantile” per ogni aspetto di essa. L’immaturo è una personalità sempre protesa alla novità, a cercare e trovare il principio del bello in ogni cosa e in ogni persona, verso la conoscenza e la cultura nel senso ampio e universale del termine, verso tutto quanto nobilita l’essere umano, dove la fanciullezza coincide con una “dimensione del mondo interiore coltivata fin da piccoli e con l’aiuto di qualche adulto, preveggente, un poco immaturo, prezioso, méntore”. L’immaturità è un varco, una speranza nel mondo e per il mondo, una via d’uscita, una porta verso l’infinito, un invito a convivere con il sintomo di un disagio profondo, con angosce e paure innate, che fanno vivere con sofferenza la propria inadeguatezza...Laura Tussi
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