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Libro candidato da Alberto Rollo al Premio Strega 2022
Benedetta Palmieri torna alla narrativa firmando un inno che è una discesa nel dolore, e nell'amore, per riemergere nella rinascita. Un romanzo che è una dichiarazione: adesso basta resistere, è tempo di ricominciare a esistere.
È un canto d'addio e, al tempo stesso, di bentornata: è una voce di donna che rompe il silenzio per dire, sussurrare, gridare il suo amore all'uomo che ha perduto due volte. Insieme, lei e lui hanno vissuto infiniti attimi di bellezza, ma il sentimento non è mai evoluto in una quotidianità di coppia, e ora lei riceve la notizia più tragica: lui ha cercato la morte, trovandola. È una perdita assoluta ma, nella sua irreversibilità, è una crepa che finalmente si allarga. La prima volta in cui lo aveva perduto, lei aveva chiuso porte e finestre, si era rintanata nel senso di colpa e nella depressione finendo per smarrire desideri, motivazioni, ogni ragione di esistere. Ma ora questa donna si spalanca al coraggio di guardare i ricordi, dai più candidi ai più sofferti, mossa dall'istinto più irriducibile e prezioso: comprendere e comprendersi. Non sono stata abbastanza per lui? O forse lui non è stato abbastanza per me? E se invece la colpa non fosse dell'uno o dell'altra, ma di un'incompatibilità tra le aspettative reciproche? In fondo, non dovremmo dimostrarci all'altezza solamente della vita?
Proposto da Alberto Rollo al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Con molto entusiasmo sottopongo alla vostra attenzione il romanzo Emersione di Benedetta Palmieri. La voce che dice io – e che sappiamo essere chiamata Hornby – si sveglia al dolore di una perdita incomprensibile: l'uomo che ha amato si è ammazzato. Tanto violenta, tanto drastica è la sua assenza che Hornby non può far altro che strapparlo all'Ade e averlo come interlocutore naturale, come imperioso tu allocutorio a testimoniare quando la sua presenza è stata tormento e passione. E tale avrebbe potuto continuare a essere. L'uomo non era un depresso, né era angustiato da collassi esistenziali. Tutt'altro: entra nella narrazione come una mente lucida, come un fascinoso professore, come un'interiorità ricca, avvolgente. È semmai lei a contare indecisioni, viluppi di incertezza, pigri vuoti dell'anima. Sa di non averlo saputo tenere, quell'uomo, sa di aver lasciato fare al caso. Eppure quanta passione, quanta tenerezza, quanti notti con le dita agganciate nei suoi boxer. C'è rabbia ora, nella nuova solitudine, c'è alcol, c'è un silenzio che oscura la stessa vitalità della natura – durante i soggiorni a Stromboli o a Massa Lubrense –, e che neppure la vitalità della città in cui è radicata come una pietra vulcanica sa colmare veramente di promesse. Hornby insegue il suo fantasma, lo spinge, lo strattona, fino a condurlo, a strappi struggenti e feroci, fuori dalla ferita in cui non ha mai smesso di abitare. E, una volta accompagnato fuori, Hornby può contemplarsi, con sgomento, finalmente emersa. Palmieri racconta il suo inferno con voce tagliente, cruda, innamorata. Ricorda talvolta Annie Ernaux, talvolta Joan Didion, talvolta Elsa Morante. Formicola tra le righe un'urticante intelligenza delle cose del mondo, soffia sulle pagine un desiderio di riscatto, che coincide con la stessa sostanza della scrittura, riscatto essa stessa, a fronte della cattiva marea del nulla.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E’ intimista e introspettivo “Emersioni”, parla di assenza e di dolore. La protagonista del romanzo, unica voce narrante del romanzo, viene a sapere della morte del compagno dal quale è ormai distante da anni. Da quel dolore parte un lungo percorso in se stessa, attraverso ricordi, sensi di colpa, rimpianti. Si racconta a lui come non ha mai fatto quando erano insieme e si chiede se, come succede solo nei film, qualcosa avrebbe potuto essere diverso se diversi fossero stati i loro comportamenti. Diversi tra loro eppure uniti nell’anima anche se uno amava la primavera a l’altra no, anche se diverso era l’approccio col mondo. La vita li ha allontananti, la morte li ha separati. Un racconto che sembra essere necessità di scrittura per Horneby, la protagonista, che ha imparato finalmente a non nascondersi più, ad essere se stessa, ad e emergere e da quella "emersione" provare a ricominciare. E i ricordi si allontanano nel tempo passando per Lampedusa, luogo del cuore come la sua Napoli, per approdare alla sua infanzia, bimba vestita di rosso e di giallo “come oggi non farei mai” che occhieggia da un portafotografie quasi a ricordarle ciò che avrebbe potuto essere e non è stata o forse sarà. Libro potente e intenso, molto coinvolgente, dalla scrittura quasi poetica che era stato candidato allo scorso Premio Strega (e non so perché mi sia sfuggito fino ad ora).
"Invece, vorrei anch'io la primavera. Adesso, la vorrei. La vorrei davvero. Essere la primavera." Benedetta Palmieri con una scrittura cruda, precisa, chirurgica, non lascia spazio a disgressioni. Ci fa immergere insieme alla voce narrante in tutto quel che lei racconta, ce lo fa ripercorrere, sentire addosso. Ripercorrere le fasi di un dolore è il brutale avvio per cercare una emersione.. Un romanzo introspettivo che potrebbe costringere chi legge ad analizzarsi insieme alla voce parlante, in un certo parallelismo che aiuta ad entrare in sintonia. Era stato proposto per il Premio Strega e, secondo me, avrebbe meritato di essere nella dozzina. Ma la strada che percorrerà Emersione sarà piena di riconoscimenti dei lettori. Ne sono certa. Raccontare Rosi
Perché, quando una perdita accade all'improvviso, poi, per capacitartene ed emergere dal pozzo di dolore, le cose te le devi raccontare, e il distacco che non hai vissuto prima, lo devi centellinare dopo. Questo è il modo che Hornby ha di lasciare il suo uomo, che il suo uomo non era già più, ma che non era perso così irrimediabilmente. Allora, ribellandosi alla fretta di un distacco irrimediabile, lascia andare il suo amore, piano piano, costruendo un lungo diario di ricordi, privati e collettivi, con lo sfondo di luoghi anch'essi amati, prima di tutto la sua (la mia) Napoli. Un diario che è non è un monologo, ma un dialogo, seppure ad una sola voce: la voce di Hornby e la memoria di lui che è incarnata nella voce di Hornby. E come Orfeo va a riprendere Euridice e poi, riguardandola per l'ultima volta la lascia andare, così il canto di addio di Hornby lascia andare il suo amore e ritorna alla vita. P.S. Ho comprato questo libro al Salone Più Libri più liberi, dov'ero insieme a mia figlia Benedetta, dopo aver ascoltato la presentazione di Benedetta Palmieri: ci siamo incastrate in un incrocio di omonimie e di concordanze di luoghi e di tempi. E poi "𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘴𝘱𝘪𝘦𝘨𝘩𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́, 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘥𝘪𝘰 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰, 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘢𝘯𝘻𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘰 𝘢𝘴𝘤𝘰𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘗𝘦𝘻𝘻𝘪 𝘥𝘪 𝘷𝘦𝘵𝘳𝘰 𝘥𝘪 𝘋𝘦 𝘎𝘳𝘦𝘨𝘰𝘳𝘪"... Libr-ida-leggere 📚
Recensioni
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