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Questo libro è compatto come una fiaba, e forse si potrebbe anche leggere come tale, ma affronta con apparente leggerezza alcuni temi attorno ai quali il pensiero si logora senza venirne a capo. Come il titolo suggerisce, si ragiona del tempo, di un tempo diverso da quello convenzionalmente accettato. Ed anche del tempo che divora le cose e le persone, e che non ammette di confondersi su promesse maldestre di durata. Ma si ragiona anche di un altrove mitico ed inconoscibile, Esledon, dove pure qualcuno è stato e tornato, e qualcun'altro c'è andato di proposito a morire. Ma soprattutto, il romanzo racconta dei libri, del fatto che non trovino posto da nessuna parte. Libri che si mettono a parlare e ciò naturalmente è pazzia ed induce le autorità a deportarli e segregarli. Sembra una variante dell' assunto di "Fahrenheit 451", dei libri da distruggere perchè insegnano che si è infelici; in questa storia di De Simone non c'è nessuno davvero interessato a leggerli, i libri; nessuno che avvertirà la loro mancanza, a parte colui che ne udiva le voci, ridotto però rapidamente alla ragione. A parte la convenzionalità bozzettistica di quasi tutti i personaggi, molto però funzionale al fiabesco, trovo questo romanzo fresco e quasi sorprendente, da un autore che, ho appreso, è venuto a mancare da poco. Peccato.
Una carezza per lo spirito
Semplicemente fantastico...
Recensioni
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Ancora una volta miracolosamente? ci arriva dalla Sicilia un libro che aspettavamo. Ma come si fa ad aspettare un libro se non se ne conosce la genesi e l'argomento? Chi scrive pensa con Giacomo, uno dei protagonisti del testo, bibliotecario di Tre Coni, sperduta enclave che ci ricorda una Sicilia interna e collinare che i libri li porti un po' il vento. Giacomo è un cinquantenne che vive, solo, nel maniero paterno, Palazzo Giacca, dove la sua unica occupazione è quella di tenere a bada trentamila volumi di una biblioteca che è uno splendido dinosauro. Ogni anno Giacomo ha una curiosa abitudine: partendo dalla Sicilia interna risale in "continente" per ritrovare i suoi fratelli e le sue sorelle che hanno lasciato la Trinacria per fare chi il giornalista, chi l'avvocato, chi lo scienziato. Quest'anno Giacomo fa il viaggio alla rovescia parte da Milano, dove incontrerà per primo il fratello Cosimo, redattore di una nota testata , ma ha una brutta novità da segnalare: sente parlare i libri, che gli vociferano un sole nome, Esledon. Quella fantomatica località che il proprio padre fabbricatore di riggiole, e nel tempo libero fine orologiaio ha deciso di visitare e dove ha trovato, insieme alla moglie, la morte e la sepoltura. La teoria dei fratelli trova chiaramente il bibliomane preda di una depressione post mortem dei genitori. Intanto, quando Giacomo ritorna giù in Sicilia scopre che Palazzo Giacca è in preda a strani batteri gli Archei che ne hanno minato la stabilità. Il comune è costretto a sfrattare Giacomo e a deportarne i libri. In tutto questo giunge in paese un nonno materno considerato morto e il corso delle cose ritorna alla normalità. Il resto alla lettura, che sarà, per i fortunati, piacevole e da gustare a lungo: di libri come quello di De Simone, infatti, nella nostra letteratura ce ne sono pochi. Perché ci ha folgorato questo testo? Per la lingua, che c'è, anche se a primo acchito sembra piana come quella di un thriller di moda: invece no, è curata. Per la descrizione-attacco alla famiglia borghese tradizionale, dove un po' tutti vanno per conto proprio e resta solo il chiacchiericcio fatuo. Per quello che il libro dice o affida alla "dolce cornamusa del passaparola (Ceronetti)". La civiltà della parola ha perso: siamo tutti, chi più chi meno, dei sopravvissuti.
Vincenzo Aiello
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