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Sono completamente d'accordo col Giuseppe e Domenico, quelle due persone che hanno dato il libro il voto 1. Non sono riuscita a superare piu' di 200 pagine. Era una noia mortale. Invece, il primo libro dal titolo L'ultimo custode mi e' piaciuto. L'eretico lo sconsiglio.
Leggo recensioni che vanno dalle stelle alle stalle. Io non ho letto il romanzo precedente, ma sicuramente lo leggerò, perché questo mi è piaciuto. Do un bel 4 perché mi ha incuriosita molto con la storia di Issa, perché il suo stile narrativo l'ho trovato molto fluido, godibile. Mi è piaciuta la voglia di approfondire che fa venire Martigli dopo aver letto il suo romanzo, ho apprezzato i cenni storici che ha inserito alla fine e che aiutano il lettore a ricostruire il periodo storico. In alcuni casi la storia è un po' surreale (come quando Gua Li approfitta di Ferruccio) ma non sono passaggi che hanno influito sul piacere della lettura. Sarebbe bello se i lettori che notano errori storici (almeno quelli più clamorosi) lo segnalassero nella recensione, per aiutare gli altri a non "imparare il falso".
mi è piaciuto molto, infatti dopo averlo letto l'anno scorso l'ho riletto con molta più attenzione notando alcuni particolari che mi erano sfuggiti nella prima lettura.Bravo Carlo.
Recensioni
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Quando il cardinale finì il suo racconto Alessandro comprese come tutto fosse vero e logico. Il libro esisteva davvero, il Medici non era né pazzo né idiota, e finché lo avesse posseduto la partita si sarebbe mantenuta patta.
1497. Firenze brucia. L’umanesimo che si è abbeverato alle acque dell’Arno per più di cinquant’anni, destinato a far germogliare i propri semi ancora a lungo, deve fare i conti con potentissime controspinte politiche, religiose e culturali.
Un campione della fioritura meravigliosa di cui Firenze è l’indiscussa capitale, Pico della Mirandola, è morto, lasciando incompiuto il suo progetto di conciliazione fra culti monoteistici.
L’aria sembra incendiarsi, sotto la sferza delle durissime invettive di un frate, Girolamo Savonarola, che governa la repubblica fiorentina invocando l’instaurazione di una teocrazia.
L’epoca dei Medici è al tramonto, mentre da Roma spira il nero vento dei Borgia, che sembrano avere tutta l’intenzione di attaccarsi al soglio di Pietro ad libitum.
“Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”, avrebbe commentato qualche secolo dopo Mao Tse Tung a proposito di tutt’altra congiuntura storica. Ma in quell’ultimo scorcio del quindicesimo secolo, nella travagliatissima Italia, per vedere l’ottimo bisogna godere davvero di vista molto buona.
E certo ci vede benissimo Carlo A. Martigli che, forte dello straordinario e inaspettato successo del suo 999. L’ultimo custode passa in casa Longanesi e consolida le fondamenta di una promettente carriera di scrittore di genere, individuando il proprio territorio d’elezione nella fertile vena che corre sotto i thriller religiosi à la Dan Brown (come si affannano a evidenziare i molti blurb che accompagnano l’uscita di questo romanzo) e sciorinando una conoscenza di tutto rispetto del periodo a cavallo fra Quattro e Cinquecento.
La conoscenza, però, per quanto approfondita, non basterebbe a produrre di per sé una buona storia. Ci vuole un’idea forte, per guidare i caratteri straordinari di cui è costellata l’intera vicenda, ed è qui che l’autore mostra di saper trascendere la mera attendibilità storica per tuffarsi – assieme ai suoi lettori – nel cuore di una macchinazione che attraversa paesi ed epoche lontanissime fra loro per occultare una verità che metterebbe a repentaglio la stabilità della Chiesa, e di tutto il sistema culturale, politico e sociale che su di essa poggia saldamente.
Protagonisti della storia narrata da Martigli sono Ferruccio de Mola, valente condottiero e umanista, erede e continuatore dell’opera di Pico della Mirandola, e sua moglie Leonora, per difendere la quale egli è disposto a tutto.
Poi ci sono un monaco tibetano, Ada Ta, e la sua discepola Gua Li, che dalle remotissime valli del Ladakh giungono sin nel cuore della vecchia Europa portando con sé la testimonianza di un segreto inimmaginabile.
Attorno a loro, un corollario di personaggi storici immaginati a nuovo per l’occasione, fra i quali varrà la pena citare almeno un Leonardo da Vinci tutto dedito ad inventare congegni straordinari, e a coltivare quella distrazione dalle cose mondane che ha contribuito a rendere il suo personaggio proverbiale.
La scrittura di Martigli trova il suo marchio di fabbrica in un montaggio alternato fra scene, di sapore decisamente cinematografico, che ci porta senza soluzione di continuità dalla Firenze del 1497 al Tibet di vent’anni prima, passando per il Bosforo del Corno d’oro e arrivando fin nel cuore del Vaticano, fra i sussurri e le cospirazioni che riempiono pareti e volte affrescate dai geni di quel rinascimento che, appena fuori da quelle stanze, sta cambiando per sempre la storia del nostro Paese.
Ma il messaggio che sottende la vicenda narrata, e cui Martigli aderisce pienamente, travalica la verità del racconto, si alza sulle sue gambe e ci prende per mano, portandoci nelle ultime pagine del libro in viaggio verso una storia possibile, anche se rimossa, e proprio per questo straordinariamente suggestiva.
A cura di Wuz.it
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