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Anno edizione: 2018
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Malinconico. Un racconto dal passato, di gioventù, di amori e sull'amore. Poetico.
Particolare, ben raccontata breve storia di un’adolescenza vissuta in collegio, con amori platonici ed amori veri, ma alla fine permeata di sentimenti tristi e a volte un po’ disfattisti. Dolore e poesia per un futuro dai risvolti incerti o fin troppo certi. Lì sta il dilemma.
Ho avuto questo libro in omaggio per l’acquisto di altri libri. Troppo leggero per le mie grandi mani, l’ho lasciato prender polvere nella libreria. Quando l’ho iniziato a leggere (per pura curiosità) desiderai averlo letto prima. È una lettura molto scorrevole, a tratti la storia è struggente e le parole sono piene di malinconia.
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Un collegio a pochi chilometri dal confine ospita i rampolli di facoltose famiglie, ragazzi privilegiati che hanno di fronte a sé la prospettiva di un futuro lungo e glorioso. Ma perché ciò si realizzi è indispensabile aderire a un rigoroso programma di disciplina del corpo e della mente. È necessario che i ragazzi siano sottoposti a cicli di pillole e integratori, a una dieta ferrea, a costanti visite mediche. Devono essere educati a non affezionarsi ai rischi, a raffreddare gli istinti, ad addomesticare i desideri, a praticare “l’esercizio del distacco”.
Nulla dall’esterno deve turbare questo apparente stato di quiete se non gli annunci dei prodigi della scienza, la nuova religione che strappa alla precedente una nuova promessa di eternità. Questa vorrebbe imbalsamare le esistenze nel momento di maggiore fulgore ed esporle in una teca, come quel corridoio di farfalle che quotidianamente i ragazzi nel collegio sono costretti ad attraversare. Ma c’è chi, invece, tra quegli allievi “simili a orologi senza lancette” in quelle farfalle vede il simbolo della brevità della vita, della sua fragilità che è parte imprescindibile della sua bellezza. “Io credo che quando non c’è più morte non c’è neppure più vita e pensi di poter rimandare qualcosa o qualcuno all’infinito. Si rimane immobili […] chi te lo fa fare qualcosa se sei eterno?”
La poetessa Mary Barbara Tolusso, alla sua seconda prova narrativa dopo il romanzo d’esordio “L’imbalsamatrice”, ne “L’esercizio del distacco” ci offre attraverso la storia di un’amicizia e di un profondo amore, nati all’interno di quella prigione dorata, l’occasione di riflettere sui grandi temi della bioetica: la sperimentazione sulle cellule staminali, l’ingegneria genetica, l’eutanasia, il suicidio.
Sotto le spoglie di un romanzo di formazione, l’autrice mostra come sia possibile affrontare grandi questioni esistenziali rifuggendo dagli sterili intellettualismi e preferendo, invece, ricorrere a un linguaggio semplice e poetico: un confronto tra umani sull’umano.
Recensione di Ilaria Maria Costanza
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