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Un romanzo. Una testimonianza. Una storia privata. Una voce da salvare: la guerra e la pace raccontate da una donna.
«Nel terribile Lager femminile di Ravensbrück dal 1939 al 1945 passarono circa 110 000 donne. 92 000 di loro non fecero ritorno. Invece Lidia ritornò, e raccontò questo ritorno, come Primo Levi raccontò il suo in "La tregua", in un libro bellissimo, "L'esile filo della memoria"» – Anna Foa Ravensbrück
1945: Lidia Beccaria Rolfi, deportata politica, liberata dagli Alleati, inizia la lunga marcia verso l'Italia. Russi, americani, donne e bambini, prigionieri nazisti, malati e moribondi: tutti insieme incontro a una pace ancora da inventare. I primi anni di libertà. L'Italia del postfascismo: anni di speranze e delusioni, ingiustizie e discriminazioni, persino tra i familiari, gli amici, gli ex compagni. Il Lager è una colpa che non si deve cancellare. Un romanzo. Una testimonianza. Una storia privata. Una voce da salvare: la guerra e la pace raccontate da una donna. Questa edizione contiene anche i Taccuini del Lager , vergati dall'autrice durante i mesi di prigionia, che testimoniano lo sforzo quotidiano per restare vivi e l'uso della memoria come forma di resistenza.
Lidia Beccaria Rolfi, maestra elementare, staffetta partigiana, arrestata nel 1944, fu deportata nel Lager femminile di Ravensbrück, dove rimase fino al 26 aprile 1945. Il campo di concentramento, scrive Bruno Maida nella presentazione a L’esile filo della memoria, fu per lei un “lezione di impegno, dignità e solidarietà”, ma fu anche “la scoperta di una specificità femminile attraverso il dialogo e le possibili forme di solidarietà tra donne, la nascita di un’idea di Resistenza come conservazione della propria dignità”. E questo libro, in cui Lidia volle raccontare il lungo ritorno in Italia e che Einaudi ripubblica insieme ai Taccuini del Lager, è la voce nitida, e spesso lirica, di una donna che fu costantemente “grande disturbatrice” e “cuore vigile” e che oggi ci parla della guerra, della pace e della necessità di mantenere la memoria e lottare contro il silenzio di chi non vuole ascoltare.
Recensione di Chiara D'Ippolito
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