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Shady Hamadi per la seconda volta, dopo il successo avuto con La felicità araba, torna a raccontarci di questa terra nell’opera Esilio dalla Siria. Con queste pagine l’autore, giovane scrittore, giornalista e attivista dei diritti umani, vuole dare uno strumento a chi è digiuno di Siria e portare l’attenzione sul dramma siriano. La casa editrice torinese Add ha pubblicato anche questo suo nuovo lavoro.
Attraverso il racconto della sofferenza di un popolo l’autore affronta tematiche quali l’integralismo, il rapporto tra religioni e la lotta contro la dittatura. Proprio la sua particolare storia personale – figlio di madre italiana cristiana e padre siriano musulmano, nato in esilio – racchiude in sé Europa e mondo arabo, cristianesimo e islam. Non ha senso dunque rivendicare una sola identità. Per questo Hamadi usa il “noi” sia quando parla da occidentale sia quando parla da arabo. L’insieme delle sue esperienze, ricordi e riflessioni ci racconta un mondo che si definisce moderno, culla dei più alti valori umani, ma che continua a ignorare la Siria. Dice l’autore “Io non ho mai vissuto un giorno sotto le bombe, non conosco il ronzio che fanno prima di colpire, di uccidere. Non ho sofferto la fame, la sete, né ho mai vissuto nella tenda di un campo profughi. Però conosco quello che prova chi vive un dramma dall’esterno.[…]. Questa è la sensazione che più rappresenta quello che voglio descrivervi” (pag. 9-10). L’esilio è una grande occasione per riflettere sulla propria identità. L’autore non ha potuto entrare in Siria fino al 1997 a causa all’esilio del padre Mohamed, membro del Movimento nazionalista arabo. Con lo scoppio della rivolta siriana contro il regime di Bashar al-Assad nel marzo 2011 Hamadi diventa un attivista per i diritti umani e un importante punto di riferimento per la causa siriana in Italia. Il conflitto aiuta a porsi alcune domande. Di fronte alle stragi e a migliaia di siriani che hanno subito lo stesso destino del cugino Mustafà torturato a morte dal regime e il cui corpo non è mai stato restituito, la fede di molti siriani musulmani e cristiani ha cominciato a vacillare. Hamadi ha provato il dramma della perdita di amici e parenti, ha sperimentato la sofferenza. così ha sentito la necessità di riaffermare che si può essere musulmani e nello stesso tempo affascinati dal cristianesimo. Nel libro numerosi sono i richiami a padre Dall’Oglio.
Le vicissitudini del popolo siriano sono una tragedia umanitaria di gigantesche proporzioni che affonda le radici in complesse vicende storiche e geopolitiche. Il compito che l’autore si è imposto, ovvero portare avanti una lotta contro l’indifferenza alla guerra e al dramma siriano, sublima il suo dovere civico nei confronti della sua gente e della propria terra. L’insegnamento che dobbiamo trarre da quest’opera – secondo Hamadi – è che bisogna stimolare la cittadinanza attiva, costruire una rete di solidarietà per la Siria, portare avanti una battaglia contro l’indifferenza. La sfida dell’autore sta nello sdoganare in Europa l’idea del dialogo per riaffermare la verità. Finora i Siriani sono stati lasciati soli. L’Occidente, e in genere la comunità internazionale, ha mostrato poca attenzione ai problemi di questo popolo e ignorando la loro tragedia ha spinto le giovani generazioni al sacrificio e al martirio. Tuttavia la Siria è proprio quel paese dove affondano importanti questioni che toccano il mondo intero.
In sintesi Esilio dalla Siria è il secondo volume dell’autore ed è parte di quella che sarà una trilogia. Hamadi tracciando quest’istantanea sul presente intende ridare un volto al suo popolo ignorato e il suo status di italo-siriano gli permette di rivestire un ruolo di collegamento tra Occidente ed Oriente.
Recensione di Clara Domenino
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