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Russell riesce ad esere attuale come non mai. La semplicità dei suoi ragionamenti è disarmante, e sembra riferirsi a personaggi politici attuali. Lettura assolutamente consigliata.
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Maisto, G., L'Indice 1986, n. 6
Scritta tra il '45 e il '53, quest'opera si propone di esporre un'etica non dogmatica che possa essere applicata alla politica. Con procedimento rigorosamente logico, Russell soddisfa la prima condizione attaccando sistematicamente i fondamenti - tabù, peccato, fede - di quella che definisce "Etica superstiziosa"; parallelamente, con un veloce excursus attraverso l'etica classica, analizza i presupposti teoretici dei suoi esponenti più rappresentativi - dagli storici, a Kant, a Hegel, a Marx, a Nietzsche - per arrivare al confronto, più volte ripreso nel corso dell'opera, con le posizioni dell'utilitarismo, del soggettivismo, dell'edonismo. Le categorie di giusto/ingiusto, bene/male, obbligazione morale, conoscenza etica, completamente rivisitate, divengono così funzionali a un'etica di nuovo orientamento, in cui il criterio della maggioranza come fondamento dell'obiettività dei giudizi morali costituisce il momento di saldatura con la politica. Problema politico centrale è rendere "compossibili" i desideri "confliggenti" di gruppi sociali diversi - in anni di guerra fredda, i blocchi USA-URSS - per conseguire una pace stabile. Solo comprendendo che bene individuale e bene generale sono interdipendenti è possibile raggiungere lo scopo, e scongiurare così il pericolo dell'autodistruzione. L'accorato e ricorrente appello di Russell in questo senso è quindi rivolto alla ragione dell'uomo non meno che al suo cuore.
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