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I temi affrontati in questo libro sono essenzialmente due. Il primo è la grande trasformazione in atto in Europa, nel quadro della crisi dell’ordine internazionale legato agli accordi di Jalta e in rapporto a un passato storico che ha visto l’Europa occidentale diventare “centro” del mondo, quindi entrare in una fase di eclissi culminata nella incontrastata supremazia delle due superpotenze, infine cercare nuove vie di rinascita sulla base del superamento dei vecchi stati nazionali. In questo panorama, un particolare rilievo è dato all’analisi degli atteggiamenti della cultura politica americana di fronte a molti “mali” e alle poche “virtù” degli europei; agli interrogativi che suscita il progresso sì importante e reale ma anche tanto squilibrato dell’Italia repubblicana, la quale si appresta ad entrare nell’Europa integrata del 1992 con un bagaglio pieno di contraddizioni; all’importanza cruciale che l’ineludibile “questione tedesca” è destinata ad avere sia per l’Europa occidentale sia per l’Europa orientale in tumultuosa trasformazione. Il secondo tema è l’esame di come la cultura socialista, vuoi nelle sue versioni moderate vuoi in quelle radicali, abbia criticato prima la concezione autoritaria “neogiacobina” leninista e poi l’avvento e il consolidamento di quello stalinismo, le cui istituzioni stanno oggi letteralmente crollando. Kautsky, Hilferding, Serge e Rosenberg non si stupirebbero di fronte a quanto oggi capita nell’Est.
I temi affrontati in questo libro sono essenzialmente due. Il primo è la grande trasformazione in atto in Europa, nel quadro della crisi dell'ordine internazionale legato agli accordi di Jalta e in rapporto a un passato storico che ha visto l'Europa occidentale diventare "centro" del mondo, quindi entrare in una fase di eclissi culminata nella incontrastata supremazia delle due superpotenze, infine cercare nuove vie di rinascita sulla base del superamento dei vecchi stati nazionali. In questo panorama, un particolare rilievo è dato all'analisi degli atteggiamenti della cultura politica americana di fronte a molti "mali" e alle poche "virtù" degli europei; agli interrogativi che suscita il progresso sì importante e reale ma anche tanto squilibrato dell'Italia repubblicana, la quale si appresta ad entrare nell'Europa integrata del 1992 con un bagaglio pieno di contraddizioni; all'importanza cruciale che l'ineludibile "questione tedesca" è destinata ad avere sia per l'Europa occidentale sia per l'Europa orientale in tumultuosa trasformazione. Il secondo tema è l'esame di come la cultura socialista, vuoi nelle sue versioni moderate vuoi in quelle radicali, abbia criticato prima la concezione autoritaria "neogiacobina" leninista e poi l'avvento e il consolidamento di quello stalinismo, le cui istituzioni stanno oggi letteralmente crollando. Kautsky, Hilferding, Serge e Rosenberg non si stupirebbero di fronte a quanto oggi capita nell'Est.
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