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Anno edizione: 2016
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La storia di Vanoni è la storia di quei lontani anni: della ricostruzione, delle emergenze, del miracolo economico (dagli anni '50 ai primi anni '70) e delle speranze. E' una storia anche politica, dalla Costituzione, ai nuovi partiti, all'adesione a Bretton Woods, all'European Recovery Program (ERP) di Marshall, come pure di De Gasperi, Don Sturzo, Dossetti,etc. Vanoni entra nel quinto Governo De Gasperi come ministro delle finanze, per poi formulare le proposte di riforma del sistema dei tributi, con l'obiettivo di realizzare 'lo spostamento del carico delle imposte dirette dalla base oggettiva a quella soggettiva' e della pressione fiscale dalle imprese ai proprietari o beneficiari della loro attività'. Vanoni, era già un noto studioso negli anni precedenti (nel 1932 aveva scritto "il potere di supremazia non basta a spiegare il tributo") ed avvia l'opera riformatrice dal 1948, in una concezione graduale, moderata. Le deficienze dello Stato coinvolgevano la resistenza dei cittadini, in una spirale ("la danza del saracino"), negli anni '50, purtroppo l'art.53 Cost. era "una scatola vuota" e sull'art.81 Cost. Vanoni appoggiò la tesi di Einaudi. La legge del 1951 sulla perequazione tributaria lo ricorda quale "riformatore della finanza italiana". Disse: "Bisogna avere il grande coraggio ,la grande fantasia nel nostro paese, di non fare cose inutili, formali, e di fare magari modeste cose ma che veramente contano, come ad esempio rimettere gradatamente a posto i diversi servizi e i diversi uffici, fare in modo che ad ogni funzione corrisponda lo strumento adatto, essere sicuri che ad una determinata impostazione del Parlamento corrisponda la possibilità di esecuzione delle norme contenute nelle diverse leggi"
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