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"Dai demoni, lo so, difficilmente ci si libera", si legge nel Faust (II, 11491) - e il verso, suggerisce l'autore, ben sembra adattarsi a fungere da esergo per la ricostruzione della fortuna del gotico tentata da Milani.Non si tratta, semplicemente, di una categoria estetica.Certo, nel trattare del gotico e della sua non solo carsica sopravvivenza inevitabile è il riferimento alla trasformazione storica del "terrore" aristotelico, al patetico, al sublime shakespeariano, all'estetica del brutto di Rosen- Gianluca Garelli
scheda di Garelli, G. L'Indice del 1999, n. 01
kranz, alla rinascita di suggestioni più o meno autenticamente "medievali" entro un orizzonte che, nella nostra cultura contemporanea, è intriso di Schundromantik, di suggestioni simboliste e decadenti; soprattutto, che è irrimediabilmente compromesso con i meccanismi dell'odierna cultura popolare e del consumo.Nel profilare tale mappa delle "patologie dell'oscuro" Milani non sembra accontentarsi della loro trattazione psicoanalitica o sociologica, ma parrebbe ritenere inevitabile il richiamo a qualcosa come un'"ontologia della paura", capace non solo di spiegare il gareggiare della fantasia, nelle sue forme più varie, con l'esperienza vissuta, bensì anche di collocare il destino dei suoi esiti trash (nelle forme artistiche più diverse, come il fumetto e il cinema, o nelle varie forme di "sottocultura giovanile" dark, secondo la definizione proposta dall'autore), in una vicenda - quella dell'arte - che sembra sancire, non si sa con quanta definitività, l'ennesimo arretramento delle "figlie di Mnemosyne", sempre di nuovo minacciate dalla "ferocia della società industriale".Il testo è corredato da un originale apparato iconografico purtroppo riportato - è il caso di dirlo - in bianco e noir.
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