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Memoir autobiografico, splendidamente disegnato dalla grande Nina Bunjevac in cui parla della storia della Serbia, partendo dalla storia di suo padre. Mille volte consigliato!
Recensioni
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So che rincorrendo certe formule si rischia il luogo comune, ma quella di Fatherland è davvero una vicenda avventurosa e tragica quanto lo sono le biografie di coloro la cui vita privata ha incrociato la cosiddetta “grande storia”. Se poi la grande storia in questione è quella dei Balcani post seconda guerra mondiale, be': è inevitabile che ombre inquietanti si allunghino sull'oggi.
Attraverso uno stile iperrealista e dal fittissimo tratteggio, Nina Bunjevac racconta la vita violenta di suo padre: un nazionalista serbo rifugiato in Canada, che in epoca titina si unì a una cellula terrorista decisa a rovesciare il regime socialista jugoslavo. E sebbene il centro dell'azione restino gli anni immediatamente precedenti alla disgregazione della stessa Jugoslavia, l'autrice torna spesso ai motivi profondi che in ultima analisi avrebbero portato al disastro degli anni '90, a partire dai conflitti tra serbi e croati – due popoli che pure “parlavano la stessa lingua e avevano tradizioni simili” – esacerbati dal confronto tra cetnici e ustascia negli anni della spartizione jugoslava tra Germania, Italia e Ungheria. Il modo in cui tali conflitti si riverseranno sulla famiglia della Bunjevac, tra esili, ritorni in patria e memorie insanguinate, dà tutto il senso di quanto il peso della storia sia un trauma che cova velenoso finanche nei piccoli gesti di chi la Storia la subisce.
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