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Un divertente saggio che riprende ed espande la definizione di Cipolla: "L’Imbecillità è la mancanza della capacità di porsi domande e avere dubbi sui propri programmi di azione, di porli a confronto con quella degli altri e sottoporre anche questi ultimi a un vaglio critico, e quindi di non persistere con tetra pertinacia a prendere per buone idee sballate, proprie o altrui." (p. 44). L’A. concorda con Cipolla che gli stupidi, anzi ritiene più appropriato il termine imbecilli, provochino essenzialmente danni al prossimo ma si distanzia dalla metodologia di misurazione del fenomeno. Il libro, scritto con umorismo e ironia, colma una lacuna presente nel saggio di Cipolla ovvero la scarsità di spiegazioni del fenomeno. L’A. alla fine del saggio elenca le sue 10 Leggi generali dell’Imbecillità spiegate con prospettive filosofico-antropologica, storico-sociologica, linguistico-concettuale e psicologica. Esilaranti sono i capitoli 6 e 7 dove l’I. è descritta nel suo dispiegarsi nell’ambiente dove uno non si aspetterebbe di trovarla: l’università (italiana in particolare). Buon divertimento.
Recensioni
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Una "patologia" talmente simile alla normalità da sfuggire all'occhio calcolatorio e sperimentale delle cosiddette "scienze umane", o un'utile risorsa coltivata e diffusa da chi detiene un potere scientifico e culturale organico a quello politico? Un fenomeno distribuito casualmente nel tempo e nello spazio, o accentuato in certi tempi e spazi in funzione di fattori storico-culturali? E i fattori oggi dominanti possono farci temere una pandemia dell'imbecillità da massificazione e globalizzazione?Un mix di spirito critico non totalmente distrutto dagli "esperti" in ambito scientifico, e di spirito umoristico prodotto dal buon senso (specie, ma non solo, in ambito toscano) è forse il vaccino per un tentativo di risposta "seria", per quanto possibile, di fronte a una situazione "disperata ma non seria".
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