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Una vena non troppo occulta di misoginia e un inquietante senso di morte, attraversano l'intera vicenda di LEAVE HER TO HEAVEN in un crescendo di fredda follia che trascinerà la protagonista - preda di una devastante gelosia per il suo uomo - fino all'omicidio e all'autoannientamento. Ma la storia di Ellen più che una storia di ordinaria follia, sembra voler ricondurre al fatale "eterno femminino" e perciò stesso al patrimonio genetico di tutte le donne, facendo di Ellen una figura emblematica che ci impedisce di provare per lei comprensione o pietà. Persino il proprio suicidio è solo un estremo espediente per poter mettere in atto la sua vendetta contro quelli che lei immagina abbiano ostacolato e ormai definitivamente contaminato l'amore del marito. La sua non è una morte catartica che redime, come accadeva a certe eroine del mélo hollywoodiano, ma una tragica conferma della sua perversità. John Stahl, regista di solido mestiere che, come George Cukor, ma con una dose in più di cattiveria, aveva sempre privilegiato i personaggi femminili, non aveva mai raggiunto una simile raffinatezza di introspezione e complessità psicologica. Fanno da sfondo alla vicenda, o meglio, da contraltare, una paesaggio da cartolina fin troppo idilliaco, irrealistico fino all'iperrealismo e una natura incontaminata (esaltata dalla fotografia a colori smaglianti di Leon Shamroy, premiato con l'Oscar), dietro cui sembrano celarsi il marcio e il patologico dell'opulenta borghesia americana, grondante benessere e falsi principi. Indimenticabile la scena in cui Ellen lascia affogare nelle tranquille acque del lago il giovane cognato paraplegico che si frappone tra lei e il marito. Gene Tierney che aveva conosciuto davvero la malattia mentale, conferisce al film una fosca aura di icona di bellezza e perversione, rendendo marginali gli altri personaggi. Incluso il marito, uno scialbo Cornel Wilde.
All'inizio il ritmo del racconto è un po' lento...gradualmente però ti trascina nel vortice della follia della protagonista, una splendida Gene Tierney, bella da mozzare il fiato, ossessivamente gelosa di tutto ciò che ama, dal padre al marito, dal piccolo cognato, fino a suo figlio. La morbosa gelosia la condurrà all'autodistruzione, ma anche il diabolico suicidio invece di mettere fine alla tragedia metterà scompiglio nella vita della sorella, che sarà accusata di omicidio. La fotografia è superba, i colori vividi: meritato il premio oscar.
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