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Giuseppe Albertoni e Luigi Provero , Il feudalesimo in Italia , pp. 144, Ç 8,50, Carocci, Roma 2003
I due autori mettono a frutto l'esperienza di due libri precedenti scritti per il medesimo editore (Albertoni, L'Italia carolingia; Provero, L'Italia dei poteri locali) concentrando la loro attenzione sul tema feudale, integrando con informazioni specifiche e, al tempo stesso, adottando un linguaggio semplice. È molto utile la Breve storia di un concetto (cap. I) che segue la fortuna - eccessiva, come si sa - dell'idea di feudalesimo dalla prima età moderna al suo soffocante imporsi fra Otto e Novecento, fino ai suoi drastici ridimensionamenti degli ultimi decenni (per lo più non recepiti, tuttavia, dalla divulgazione). Nelle pagine successive, che seguono una scansione cronologica, si scopre che ciò che risponde alla nostra idea di "medioevo feudale" fu realizzato in parte solo in un'età tarda (Re e principi nel basso medioevo, secoli XII-XIV), mentre in precedenza i legami feudali erano un ingrediente importante ma non tale da fare "sistema". Si deve dunque imparare che non tutti i rapporti vassallatico-beneficiari riconducevano al vertice regio, che i ceti più umili (non militari) non ne erano coinvolti, che occorre tenere distinti i vassalli dai conti dell'apparato carolingio. Nei secoli X-XIII si affiancano un modello di potere (la "signoria rurale" non delegata dall'alto) e il ricorso occasionale e spesso prezioso a vincoli interpersonali di tipo vassallatico come strumenti di raccordo (e non di dispersione) spesso più sociali che politici. In questo senso le clientele di vescovi e di signori - pur nell'intrico delle loro sovrapposizioni - hanno maggiore incidenza rispetto a quelle dei re. Risulta particolarmente originale, per il lettore legato a vecchi schemi, il capitolo sul Feudalesimo comunale. È vero infatti che abbiamo casi di divieto del vassallaggio (Perugia nell'avanzato sec. XIII), ma è abbondante il ricorso alle pratiche feudali proprio da parte di quei comuni che, nella vulgata, si è spesso ritenuto che ne avessero segnato il superamento.
Giuseppe Sergi
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