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"Nessuna impresa ha contato tanto quanto la Fiat nella storia del nostro Paese, nel corso del Novecento. E ancor oggi, pur nel mezzo delle difficoltà in cui versa, essa rimane pur sempre la principale concentrazione industriale italiana". Partendo da questa osservazione Valerio Castronovo, ordinario di Storia contemporanea all'Università di Torino, ripropone la nuova edizione aggiornata di questa storia della Fiat e del capitalismo italiano dal 1899 al 2005, convinto che anche oggi, nel difficile momento di crisi dell'Italia, il futuro del nostro sistema economico e la fisionomia del nuovo capitalismo italiano dipenderanno ancora dall'esito degli sforzi della Fiat per risalire la china.
Il volume parte dall'esordio, quando un gruppo per metà di nobili e per l'altra di borghesi tenne a battesimo, l'11 luglio 1899, in una sala del palazzo residenziale del conte Bricherasio, la Fabbrica Italiana Automobili Torinesi. Un'impresa d'élite cui Giovanni Agnelli, che allora era un ricco proprietario terriero, aderì come socio fondatore. Quell'uomo di trentacinque anni, figlio di un agricoltore come Henry Ford, sceso a Torino dalla sua residenza di Villar Perosa, già nel 1910 divenne il timoniere dell'azienda con il sogno di costruire "un'automobile per le masse" che costasse il meno possibile e che fosse alla portata del maggior numero di consumatori.
Il libro prosegue analizzando l'exploit di fatturato per la produzione bellica durante la Grande guerra, il sodalizio di Agnelli con Giolitti, la conquista da parte dei lavoratori delle otto ore, gli articoli di Gramsci e le lotte del "biennio rosso" del '20-'21. Poi il regime fascista, con il Duce al Lingotto e il successo della "vetturetta ultrautilitaria"(la "Balilla"), l'entrata in guerra, gli stabilimenti Fiat sotto il controllo dei tedeschi e poi sotto la protezione degli Alleati. Una lunga storia che va avanti dopo il '45 nei rapporti privilegiati della Fiat con gli Stati Uniti, con i felici debutti della "600" e della "500", l'arrivo dell'Avvocato e "l'autunno caldo" del '69, fino alla costruzione di una vera holding Fiat e agli scioperi di Mirafiori nel 1980.
Il libro arriva così agli ultimi venti anni di storia italiana: il boom della "Uno", l'acquisizione dell'Alfa Romeo, l'amministrazione Romiti, sino al crollo del 1990-93. Il resto è storia recente: la rinascita con la vettura "Punto" nel '94, l'accorciamento dei tempi della produzione, le nuove strategie internazionali, la morte di Giovanni e Umberto Agnelli, il ridimensionamento dei distretti industriali italiani e le nuove sfide del mercato globale che attendono oggi il Gruppo torinese.
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