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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Scritto in uno stile semplice ma mai banale, il libro parla di una realtà che non conoscevo, ovvero i numerosi bambini abbandonati negli orfanotrofi rumeni all'epoca di Ceausescu, quando l'aborto era proibito. Il bambino non desiderato e adottato da una infermiera zitella in cerca di affetto diventa metafora del paese e delle sue contraddizioni. Davvero bello
Racconto che dà forma e vita contemporaneamente ad un emozionante romanzo e ad una preziosa testimonianza storica. Dal ventre della Romania sotto il reagime di Ceausescu venivano partoriti i figli del diavolo, destinati ad un atroce e straziante condanna alla vita. Una storia che fruga amorevolmente tra brandelli di umanità che nessuno può sperare di ricomporre, ma che riescono a vivere e a darci testimonianza per merito di Liliana Lazar e di questo romanzo.
Ambientato in Romania negli anni '80 dove non era concesso abortire se non avevi almeno 45 anni e già 4 figli, dove non era permessa la contraccezione, dove il motto era "Procreate compagne, questo è il vostro dovere patriottico". In questo mondo vivono Elena, il piccolo Damian, suo figlio ma non naturale, sempre iperprotetto. Nello stesso mondo si inserisce l'orfanotrofio, la casa dei bambini, di Prigor dove vivono "i figli del Diavolo", i bambini abbandonati, rifiutati dalla famiglia perché troppi, orfani. Qui sono soggetti a maltrattamenti e umiliazioni di tutti i tipi, malnutriti, non curati. Lo stile del racconto è molto analitico, distaccato, senza fronzoli ed essenziale per raccontare in forma di romanzo fatti realmente accaduti nella Romania di quegli anni. Fatti che fanno venire la pelle d'oca, che ci mostrano una terribile realtà attraverso la finzione. Dove il mondo è crudele e devi sempre avere paura di tutti e stare attento.
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