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Un bel racconto. Non un capolavoro
Il protagonista, Pëtr Andréevič Grinëv, è l'unico figlio maschio di un nobile ufficiale a riposo e perciò destinato alla carriera militare come sergente nella Guardia imperiale. All'età di diciassette anni suo padre lo invia a servire come soldato a Orenburg, presso un suo vecchio compagno d'armi. Quivi è ricevuto dal governatore Andréj Kàrlovič, cui Pëtr mostra una lettera del padre. Andréj dispone l'invio di Pëtr Grinëv alla Belogórskaja, una fortezza nella steppa distante poco più di quaranta verste da Orenburg. All’arrivo la fortezza si presenta loro come un piccolo villaggio di izbà nel fondo valle, nella steppa polverosa. Quivi Pëtr s’innamora di Maša, la figlia del capitano. In un duello con Švabrin, ex-ufficiale della guardia imperiale, è ferito a una spalla ed è curato da Maša stessa. Nel contempo alla fortezza arriva la notizia che un gruppo di ribelli guidati da Emel'jan Pugačëv, sta conquistando la regione. I ribelli sono in marcia verso la Belogórskaja; nella fortezza stessa, fra i cosacchi e i kirghisi presenti, si respira aria di rivolta. La rivolta è finalmente domata, ma Pëtr è arrestato con l’accusa di essersi unito agli insorti. Rischia la forca ma interviene la zarina Caterina II che lo grazia. Famoso romanzo di Puskin che oggi appare un po’ demodé ma che rappresenta comunque una lettura interessante.
Traduzione in italiano pessima. E infatti il nome del traduttore non compare.
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