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La figlia di lui è una storia di quotidianità minima esplosiva: Chiara Marchelli indaga con asciutta eleganza e sguardo intimo la complessità dei legami contemporanei, scrivendo un romanzo che racconta un’esperienza comune – vissuta in prima persona o nel racconto di amiche, amici, parenti – ma che non aveva ancora trovato rappresentazione compiuta. Qui ustionante e potentissima.
«Sento Emma pervadere ovunque, anche quando non c’è. E quando arriva tutto si ferma, si altera, si spreca. Ho questa impressione: che Emma venga a usurpare.»
Donne senza figli. Donne che si mettono con uomini che di figli ne hanno, e magari piccoli.Costrette in un ruolo che non avevano previsto, o mai voluto.E se a prendere la parola fosse una di loro, cosa racconterebbe?
«Nel personaggio di Livia ho voluto rappresentare una forma di libertà: quella di essere una donna che esce da certi schemi, ma anche di essere sola, indipendente, egoista, imperfetta. E mossa da forze contrastanti: l'amore, la delusione, la tenerezza, la collera. La libertà di sentirsi abietta, talvolta. E nonostante questo, capace di rimanere fedele a se stessa.» - Chiara Marchelli, D Repubblica
«Nel vasto panorama dei romanzi familiari, Marchelli offre un tema, una voce, un 'ambientazione originali.» - Raffaella Silvestri, Il Foglio
«Con La figlia di lui Chiara Marchelli colma un vuoto e scrive una storia aliena da ogni ipocrisia sul mancato desiderio di maternità, sui nuovi legami familiari e gli scontri in agguato nei rapporti con i figli nati da relazioni precedenti, sul coraggio di rinunciare al cliché della famiglia felice a tutti i costi in piena coerenza con le proprie scelte.» - Marzia Fontana, La Lettura
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Una complicata storia dei nostri giorni, che scava nelle fragilità umane, di individui incapaci e inadeguati ad affrontare le proprie responsabilità. Il protagonista, Arno e la sua compagna, Livia, scendono a patti con la propria dignità, davanti alla prepotenza dell'egoismo di Emma, figlia di lui e dell'ex moglie Charlotte, il nulla fatto madre. Emma, cui loro non riescono a porre dei limiti, incarna il punto di non ritorno di una bambina dei nostri giorni, i cui educatori confondono l'amore con l'arrendevolezza. Inizialmente le considerazioni di Livia, di fronte alla debolezza di Arno, appaiono profonde e ben motivate. Nel prosieguo, tuttavia, il lettore scoprirà che Livia stessa è incapace sia di dare amore, sia di autocriticarsi, fino a sperimentare l'emozione complessa del senso di colpa, pratica a lei totalmente estranea. Un'altra dote, di cui farà sfoggio la protagonista, è un'ipocrisia così sleale da rendere ripugnante il romanticismo falso e stucchevole della parte finale del romanzo. Mi permetto di consigliarne vivamente la lettura, soprattutto per la molteplicità di punti di vista da cui l'autrice ci porta a guardare la stessa vicenda.
Un libro che ti segna. Un libro potente, pieno di riflessioni, di quelle che si sottolineano, soprattutto se si è vissuto qualcosa di molto simile e vicino. Non se ne esce con una lezione, o qualcosa da assimilare, ma con l'insegnamento che nella vita a volte bisogna lasciare correre, e non sfinirsi per certe situazioni. O che, invece, in alcuni casi, può proprio non valerne la pena, di imbarcarsi in dinamiche complesse di cui si sarà sempre e solo spettatori.
Un libro che riesce a catturare l'attenzione, Marchelli con il suo stile crudo racconta fatti vissuti ma senza mai esporsi, e il libro diventa un racconto sterile, a volte volgare senza motivo ,mentre poteva portare una riflessione, un punto di vista, essere costruttivo. Evidente il tentativo di sfruttare una tematica molto attuale. L'Italia avrebbe bisogno di scrittrici coraggiose, la Marchelli poteva essere una di queste ma visibilmente non ne ha voglia o non ci riesce. Peccato.
Recensioni
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