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più che un libro lento è un "elogio della lentezza", l'arte di trovare piacere nelle piccole cose, di opporsi al caos e alla negatività, apprezzando le pause e la riflessività. Ci ho messo un po' a leggerlo, non è certo uno di quei romanzi mozzafiato che ti tengono sveglia la notte per vedere come andrà a finire, va oltre il concetto di trama, si tratta più di una disciplina zen, meditativa, una sorta di training che ti aiuta a vedere ciò che ci circonda in un modo diverso.
lento, noioso, trama incosistente pur partendo da un'idea carina. Ho fatto davvero fatica a finirlo. Una delusione
Piacevolissimo da leggere, coinvolgente, ricco di spunti interessanti, sia su temi di attualità sia su questioni fondamentali dell'esistenza. E fate bene attenzione, vi prego, al finale: apparentemente bizzarro, enigmatico, poi lo senti poetico, quasi magico, immagine che ti resta dentro come un quadro animato, un colpo di genio che conclude con autentica maestria letteraria quello che sarebbe stato comunque un bel romanzo, e così lo è ancora di più.
Recensioni
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Cosa significa adottare dei figli stranieri? Cosa comporta accogliere in casa, educare due neonate coreane, in un paese come gli Stati Uniti di fine '900? Anne Tyler, autrice di Per puro caso e Una donna diversa, in questo nuovo romanzo torna a parlare dei temi a lei più consoni, quelli della famiglia, affrontando con realismo e leggerezza il tema dell'integrazione culturale e delle difficoltà di essere cittadini, genitori e figli, nelle società multietniche contemporanee.
La storia inizia con l'arrivo di due bambine provenienti dalla Corea, nell'estate del 1997, a Baltimora. Si chiamano Suki, ribattezzata Susan, e Jin-Ho. La prima ha sette mesi, ma è più minuta dell'altra, di soli cinque. Susan viene adottata da una coppia di iraniani-americani, Sami e Ziba Yazdan, mentre i genitori adottivi di Jin-Ho sono Brad e Bitsy Donaldson, una coppia americana molto politically correct. Dopo che le due famiglie si conoscono all'aeroporto, all'arrivo delle figlie, iniziano gli inviti a cena per far conoscere le piccole e, nell'idea dei Donaldson, "per preservare il patrimonio culturale" delle bambine: l'esordio infatti è a casa loro, alla festa per la raccolta delle foglie in ottobre. Con i Yazdan c'è anche la nonna, Maryam, che di solito si occupa della nipotina Susan il martedì e il giovedì, quando la nuora lavora e lei no. Tra cene in giardino in perfetto stile wasp e buffet di "vera cucina iraniana", i regali e le gaffe involontarie si ripetono senza sosta nella relazione tra le due famiglie. Decidono di festeggiare ogni anno, il 15 agosto, l'arrivo delle due bimbe che tanto ha cambiato le loro vite. Quella scelta accomuna i Donaldson e i Yazdan, a dispetto di tutto il resto. E' Bitsy che ha la grande idea della festa dell'Arrivo: per l'occasione prepara una "torta bellissima, una grande bandiera a stelle e strisce" di crema, con sopra le candeline. E poi gli immancabili video, le registrazioni e tutto l'insieme delle celebrazioni rendono quel giorno una data storica per le due famiglie.
Il romanzo si snoda così tra dialoghi ricchi di comicità, ricorrenze, feste di compleanni e anniversari più o meno sentiti e poco condivisi, imbarazzi famigliari derivanti da radici culturali così diverse come quelle mediorientali e quelle degli americani, "maniaci della logica". In mezzo ci sono nuove adozioni (arriva una sorellina cinese), i traslochi di casa, l'asilo e l'educazione di Jin-Ho e Susan e, anche, la nascita di un'inattesa, sorprendente liaison tra l'altera nonna iraniana e un amico dei Donaldson, Dave, che non cesserà di turbare i rapporti tra i due clan.
Anne Tyler ci immerge, con vibrante realismo, nel mondo di due famiglie: ne tratteggia la vita quotidiana, il rapporto fra genitori e figli, i piccoli attriti, i sentimenti, le frustrazioni e i drammi. E oltre a offrirci uno spaccato assolutamente attuale sul tema dell'integrazione, ci fa sentire i suoi personaggi così veri e vicini che è impossibile non soffrire e gioire con loro.
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