"Attrice indiana. Figlia di un celebre poeta (Kaifi A.) e di un'attrice, si forma al Film and Television Institute of India di Pune, prima «università» del cinema indiano, emergendone subito come enfant prodige. Attrice completa e raffinata, con uno stile recitativo naturalistico molto lontano dai vezzi e dagli stereotipi della hindi comedy di Bollywood, lavora con tutti i più autorevoli registi del New Indian Cinema, fra cui M. Sen (Khandhar, Le rovine, 1983; Genesis, 1987; Ek Din Achanak, Un giorno improvvisamente, 1988), S. Mirza e altri, e con il «padre nobile» del movimento, S. Ray (Shatranj Ke Khiladi, I giocatori di scacchi, 1977). Negli anni '70 e '80 è una presenza costante nella cinematografia di S. Benegal (sei film fra cui Ankur, Il germoglio, 1973, e Susman, 1987), «via mediana» fra cinema d'autore e produzioni commerciali di Bollywood. È l'attrice più premiata del cinema indiano, avendo vinto quattro volte il National Award for Acting. Il suo costante impegno politico-sociale (a favore delle donne e contro gli integralismi religiosi) l'ha portata a un seggio della Camera Alta del parlamento indiano. In Occidente è nota soprattutto per le sue partecipazioni a Madame Sousatzka (1988) di J. Schlesinger, La città della gioia (1992) di R. Joffé e a Fire (1998) di D. Mehta, delicata storia d'amore lesbico che in India ha suscitato scandalo, provocando furibonde polemiche contro la regista e la stessa A. Negli ultimi anni la sua arte interpretativa ha dato prova di una maturità espressiva probabilmente unica nel panorama indiano contemporaneo, in film d'autore come 15, Park Avenue di A. Sen (2005), ma A. non si è negata qualche apparizione anche in pellicole più commerciali. Sempre più importante il suo impegno in teatro, dove ha ottenuto univoci consensi anche in occidente. "