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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2014
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Apprezziamo lo sforzo ma non possiamo dare un plauso alla prova degli autori. Il romanzo appare a tratti artificioso e la lingua sembra comnpiacersi di aggettivi e piccoli virtuosismi. Questo toglie attenzione all'intreccio e lo rende poco fruibile. Forse ciò è il prodotto di un lavoro a quattro mani, assai rischioso per l'omogeneità dell'opera. Oppure rivela un editing approssimativo che ha nociuto alla buona volontà degli autori. Chissà.
Purtroppo condivido, il romanzo manca di tensione, di nervo, di appeal e si compiace un po' di sè. Conosco uno degli autori e lo stimo, ma credo che questo romanzo non sia un esperimento riuscito. Mi dispiace. Metto due invece di uno per incoraggiamento.
A un prima lettura, sembrerebbe che i due autori abbiano inteso darsi a un gioco al massacro. Le ultime parole famose di Augusto Trani, il protagonista, spiegano la scelta del nome Pirro per il commissario del controspionaggio che collabora con lui. E non è un caso se Pascale, l'amico del padre, è quasi cieco: non poteva mancare in un romanzo che non rinnega la classicità, come non poteva mancare l'Agnese sacrificale che redime in parte, ma invano, l'insipido sindaco Arruso. Ma il lettore attento trova anche un'immagine disincantata dell'Italia odierna: un governo assente, Servizi segreti inutili, bambini brutalmente plagiati. Infine, lo stile: si addice bene al genere romanzesco prescelto.
Recensioni
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Dopo il successo dei Misteri di Parigi, il XIX secolo assistette a un'invasione di titoli analoghi: misteri di Londra, di Marsiglia, di Napoli
Se l'espressione non fosse ormai desueta, ai "misteri di Trieste" potrebbe intitolarsi questo bel noir, costruito con cura minuziosa dei dettagli da una coppia di romanzieri esordienti, Francesco Fiorentino, apprezzato studioso di Balzac e di Molière, e Carlo Mastelloni, magistrato con alle spalle indagini importanti sul terrorismo, su Gladio, sul traffico d'armi. Benché entrambi napoletani, Fiorentino e Mastelloni hanno scelto come sfondo del Filo del male Trieste; la Trieste del 1958, le cui botteghe ancora affondano "nelle oscure viscere di fabbricati rovinosamente feriti", mentre all'angolo dei vicoli i bracieri ai quali si scaldano i contrabbandieri di sigarette proiettano bagliori rossi sui muri.
In questa città insicura e un po' enigmatica, su cui incombe la paura ossessiva del comunismo, si trova catapultato, da un'ora all'altra, un singolare investigatore: Augusto Trani, che vi è nato e cresciuto, ma non vi torna da prima della guerra. Trani è un tenente colonnello dei servizi segreti. Si è distinto in difficili operazioni in Libano e in Nord Africa; è un uomo d'azione sperimentatissimo, appartato, inflessibile. È stato scelto dal ministero dell'Interno per affrontare un caso delicato: l'assassinio di una bimba di sei anni, figlia del potente e discusso sindaco della città. La Trieste che conta, compreso il sindaco stesso, è sicura che si tratti di un delitto politico; qualcuno deve aver torturato e ucciso la piccola Patrizia per stroncare la carriera del padre, per escluderlo, con un colpo mortale, dal duello in corso tra i partiti per spartirsi la ricca torta della ricostruzione della città e i profitti dei mille traffici illeciti che prosperano nell'ombra. L'indagine di Trani procede portando alla luce segreti che tutti preferirebbero lasciare sepolti; ad ogni passo verso la verità, si fa più serrata l'azione di oscure forze ignote che lo contrastano. Quando un secondo cadavere, quello di una bella signora, viene ad aggiungersi al primo, Trani si trova addirittura incastrato nella situazione canonica tante volte vissuta dai detective della hard boiled school: una botta in testa lo inchioda stordito sulla scena del delitto, trasformandolo in un individuo sospetto destinato a essere braccato dai suoi stessi alleati.
Non a caso, una delle ultime scene del movimentato epilogo si svolgerà negli uffici abbandonati di una ditta di distribuzione cinematografica, dominata da "un mezzo busto di Bogart in impermeabile", che presenta Il mistero del falco. Ma pur proponendosi anche come aggiornata riscrittura delle avventure di Philip Marlowe, Lew Archer o Sam Spade, Il filo del male ha un duplice radicamento nella realtà di oggi: da un lato per l'evocazione precisa di una Trieste ben riconoscibile; dall'altro per la fermezza con cui fa emergere costanti della nostra storia recente e recentissima, tra servizi deviati, polveroni mediatici, indagini insabbiate e inscindibili grovigli tra politica e malaffare.
Mariolina Bertini
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