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«Si sentiva il bisogno di un catalogo ragionato delle fini del mondo possibili, e ci ha pensato Telmo Pievani.» (Guido Barbujani)
Colossali ecatombi del passato hanno più volte segnato un nuovo inizio per altre forme di vita. La «catastrofe», la resa dei conti finale con la storia, ci affascina da sempre. Soddisfa bisogni psicologici magnificamente rappresentati nell’immaginario classico della fine del mondo vista come catarsi risolutiva, punizione, vendetta. Attraverso le parole chiave dell’attesa – apocalisse, disastro, nemesi, estinzione – queste pagine piene di ironia ci propongono un messaggio positivo di umiltà evoluzionistica e di accettazione della contingenza della vita sulla Terra, per decidere che cosa fare quando anche questa volta il mondo non sarà finito.
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Pievani è un autore che non delude. In questa sua "Guida per apocalittici perplessi" combatte (senza litigare) il catastrofismo dilagante sul futuro del pianeta e colloca la sua riflessione in un vasto campo di conoscenze scientifiche e di valori etici e di sapere filosofico. Una lettura che cambia (in meglio) la nostra percezione dei grandi temi che l'umanità si trova ad affrontare faccia a faccia.
La precisione e la gentilezza stilistica che lo contraddistinguono aiutano il prof. Pievani a liquidare in fretta le favole per creduloni sorte attorno alle presunte profezie maya riguardo al solstizio 2012, per dedicarsi invece a disegnare con tratto fermo un accurato affresco sui vari possibili significati di "fine del mondo". Ma non si tratta affatto di didascaliche spiegazioni di argomenti cosmologici ed evoluzionistici: formano piuttosto una interessante cornice dentro cui, nell'ultima parte del libro, l'autore sembra voler condensare con passione ma senza eccessi il nucleo filosofico della contingenza storica dell'evoluzione umana (e non). Benché qui venga sussurrata e non gridata, di fatto la contingenza storica si scontra brutalmente e - a voler bene ascoltare - anche fragorosamente con il finalismo e "l'escatologia salvifica" che innervano la plurimillenaria tradizione ebraico-cristiana. In alcune vibranti pagine di questo libro si ha la sensazione quasi fisica di spalancare la finestra sull'immensità del tempo geologico, assumendo consapevolezza della reale ed umile dimensione evolutiva della nostra specie, ma anche sentendosi scivolare "in uno smarrimento totale". Per uscire dal quale il prof. Pievani propone ciò che per ora sembra purtroppo solo un sogno, quello di "un'etica laica solidaristica rivolta al futuro", che sia capace di valorizzare la libertà e la responsabilità derivanti da quella nuova consapevolezza. In questo senso, "l'ambientalismo del futuro sarà la forma più alta di umanesimo", perché "la Terra non è nostra proprietà, ma ci è data in prestito dai nostri figli". Queste pagine non sono dunque una mappa dettagliata per una marcia sicura, ma indicano almeno una direzione chiara e fortemente auspicabile per il futuro del genere umano. Nella speranza che non siano "voce di uno che grida nel deserto" ma seme che germoglia e cresce sempre più rigoglioso.
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