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interessante da leggere, solo se si pensa ad un saggio sulla complessita', o meglio sull'incapacita di governare la complessita'. la narrativa e' abbastanza confusa, molti troppi spunti vengono abbozzati ed abbandonati rendendo farraginosa la struttura narrativa; problema comune a molti autori "cyberpunk", che spesso avendo idee brillanti in nuce non riescono a svilupparle adeguatamente a causa di una chiara immaturita narrativa. Che questo sia voluto o meno, non riesco comunque a considerarlo stile o "virtuosismo". visto che la novella ha vinto il Dick Award credo che complice/autore dell'insuccesso potrebbe essere la stessa traduzione del signor Caronia che (anche se non ho avuto ancora l'opportunita di vedere il testo in inglese) almeno nelle forme italiane utilizzate, lascia qualche forte dubbio di per se.
McDonald non poteva scegliere un'ambientazione migliore del Giappone per collocare una vicenda in bilico tra introspezione spirituale e tecnologizzazione della società come quella narrata nel suo Forbici vince carta vince pietra. Nelle 144 pagine che compongono questo romanzo breve niente è superfluo, e tramite una prosa è essenziale ed efficace viene dipinto un futuro plausibile e molto caratterizzato, nel quale lo sviluppo dei personaggi si inserisce armoniosamente. Il filone letterario è indubbiamente cyberpunk, sebbene presenti molte contaminazioni. L'equilibrio narrativo, le numerosissime idee disseminate tra le pagine, la capacità affabulatoria, la coerenza e la precisione visionaria dell'autore fanno di questo libro una piccola gemma. È difficile capacitarsi come l'autore sia stato in grado di mettere in così poco spazio tanta sostanza e allo stesso tempo condurre la narrazione in modo piacevole e non scontato. L'aver costruito il romanzo attorno al pellegrinaggio dei protagonisti si rivela a tal proposito una scelta molto efficace, e al termine della lettura il giudizio su Forbici vince carta vince pietra non può che essere quello di essersi lasciati alle spalle un romanzo decisamente riuscito.
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