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Anno edizione: 2020
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Libro candidato da Lorenza Foschini al Premio Strega 2021
Uno sguardo profondo sulle nostre solitudini, su come il male può piegarci ma anche risvegliare le forze che ci trasformano.
Se doveva dire qualcosa, stringeva gli occhi e si metteva a tracciare segni nell'aria senza mai distogliere lo sguardo da chi gli stava di fronte, una preghiera che recitava con il corpo, parole mute che sgorgavano da un angelo ferito.
Leo ha sei anni. È nato sordo, ma la sua infanzia scorre serenamente. Con la sua famiglia, Leo parla la Lingua dei Segni, e quella degli affetti, che assumono forme inesplorate nei movimenti delle mani dei genitori e della sorella Anna. Ma è giunto il tempo della scuola e Leo viene mandato lontano da casa, a Milano, in un istituto che accoglie bambini come lui. Siamo ai tempi in cui nelle scuole è vietato usare la Lingua dei Segni. All'improvviso per Leo la vita diventa incomprensibile, dentro un silenzio ancora più grande di quello che ha vissuto fino a quel momento. Poi, in una notte d'inverno del 1964, Leo scompare. A nulla servono le ricerche della polizia: di Leo non si ha più notizia. Diciannove anni dopo, nello studio della sorella Anna, si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. E inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d'inverno.
Proposto da Lorenza Foschini al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Desidero segnalare per il Premio Strega il libro di Stefano Corbetta: La forma del silenzio, edito da Ponte alle Grazie. Un romanzo che offre uno sguardo sulle nostre solitudini, su come il male può piegarci, ma anche risvegliare le forze che ci trasformano. Con uno stile intenso, coinvolgente e al tempo stesso delicato, l’autore racconta la storia molto particolare di un bambino nato sordo, Leo, che improvvisamente scompare in una notte di dicembre del 1964. Nel 1983, diciannove anni dopo, la sorella Anna, spinta da alcune rivelazioni di uno sconosciuto, inizia le ricerche del fratellino. Durante l’investigazione la giovane donna incontrerà persone che susciteranno in lei sentimenti nuovi e contrastanti che influenzeranno e per certi aspetti cambieranno la sua vita. Una riflessione sul rapporto tra identità e linguaggio, dove il silenzio diventa voce e assume la dimensione della rivelazione. Una storia avvincente che trattiene il lettore fino all’ultimo, lasciandolo coinvolto e al tempo stesso sorpreso da un finale sconcertante e inatteso. La scrittura di Corbetta ha una notevole forza visiva e riesce a trasformare la vicenda in immagini nitide. La tenuta narrativa è molto solida, anche grazie all’equilibrio che Corbetta raggiunge nell’intreccio tra l’indagine privata di Anna e il contesto storico in cui il piccolo Leo è vissuto, caratterizzato ancora dal clima oscurantista seguito alle decisioni del Congresso Internazionale sull’educazione dei sordi nel 1880. La storia ha anche al suo interno un elemento di attualità: a tutt’oggi l’Italia è l’unico paese in cui la Lingua dei segni non è ufficialmente riconosciuta e in questo senso La forma del silenzio richiama l’attenzione su un problema reale di mancata inclusione sociale e di barriere alla comprensione e alla comunicazione.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
1964. Leo è un bambino sordo alla nascita, di soli sei anni, che frequenta dal lunedì al venerdì l'istituto Tarra di Milano, soltanto nel weekend può stringere, guardare, abbracciare e venerare quella che è sempre stata la sua voce, sua sorella maggiore Anna. Leo però in una notte di neve scompare e furono giorni e furono settimane, e poi mesi che divennero anni. Nessuna notizia. Anna aveva quattordici anni, oggi Anna ne ha trentatré. Nel frattempo papà Vittorio non è riuscito a superare la scomparsa del figlio, ma come si fa a vivere senza sapere dov'è finito Leo? Si fa come Anna, un'anima grande, già adulta da adolescente. Anna che mi ha fatto commuovere, lei che mi ha toccato dentro, riportandomi dove non volevo andare per non farmi tanta tenerezza. Ma in realtà grazie Anna. È riuscita a diventare una psicologa ma soltanto di venerdi, il resto della settimana è un'insegnante di sostegno. Dopo 19 anni, il suo nuovo paziente Michele, ex allievo del Tarra, si presenta con una confessione da fare. da quel momento il vaso di Pandora del passato si rovescia sul presente. Un romanzo bellissimo, i continui flashback fatti di ricordi stemperano, con un impatto emotivo che arriva al cuore, tutta la tensione. Un amore fraterno grande come la luce del sole, come in quel giorno di blackout; quando Anna nel buio pesto parla a Leo senza voce mentre Leo senza luce non è niente. Questo libro crea un'intimità unica, è d'una fragilità potente, non da spazio ad eccessi egoici che ne rovinerebbero la poetica d'insieme. Un libro delicato che racconta più drammi familiari comuni a tutti noi, ma non siamo tutti così lontani da quello che siamo stati da bambini? Ne avrei voluto ancora…. leggetelo.
Quanta solitudine in questo libro: un bimbo sordo al mondo, ma a modo suo comunicativo con la sua famiglia, un padre che non saprà affrontare il dolore di una mancanza prima, di una perdita dopo, una sorella che suo malgrado si trova immersa in una ricerca senza scampo per 19 anni della sua vita, una madre che ama tutti di amore diverso secondo quanto amore riceverà. Sullo sfondo una Milano degli anni ’60, un sistema educativo per nulla attento alle diverse abilità e la solitudine di una famiglia che per caso e per decisione si trova a realizzare un sogno, quello di un figlio che potrà sostituire il proprio che non c’è più. Tutti gli altri personaggi diventano a loro volta parti di quel senso di solitudine, sordi e ciechi essi stessi perché incapaci di ascoltare le grida mute di chi soffre. Bel libro, intenso, capace di tenere incollati alla pagina il lettore con una scrittura che è quasi sussurrata e che prova a dare forma al silenzio
L’autore non soltanto racconta una storia di squarci impossibili da ripristinare, ma dà voce a un’Italia di cui dovremmo vergognarci. Quanto era divisivo il sistema scolastico quando non permetteva di usare il linguaggio dei segni? Quando i bambini venivano costretti a non muoversi troppo e a stare fermi il più possibile? Seppur non realmente accaduta, questa vicenda colpisce dritto al cuore, scatenando non solo tante emozioni, ma anche tante riflessioni diverse. Davvero una splendida scoperta, conto di leggere presto altro di Stefano Corbetta. La sua penna delicata e avvolgente mi ha conquistato!
Recensioni
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