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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2010
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Questo è il libro che mi ha riappassionato alla lettura. La figura di Frankenstein, o meglio della sua creatura, è famosissima nella letteratura e nel cinema. La Shelley però questa creatura ce la racconta come profondamente umana, come profondamente bisognosa di amore; la creatura non è altro che una ricercatrice di amore nelle altre creature, non trovandolo lì lo cerca nel suo Creatore e vedendosi rifiutato persino da lui si dispera, diventando il vero e proprio mostro che ben conosciamo. In fondo, questo libro parla dell'umanità di oggi e sempre, della più umana sete e necessità di amare ed essere amati, sete e necessità che può spingere fino ai confini del mondo (e del limite umano) pur di essere soddisfatta.
Devo dire che ero un po' intimorita di affrontare la lettura di quest'opera. Ma mi sono piacevolmente ricreduta. Frankestein non è solo la storia madre del genere gotico, ma anche piena di significato. L'opera affronta come argomenti principali il limite tra cosa è giusto è cosa è sbagliato. Il limite che la scienza non dovrebbe superare. Ci insegna che gli uomini in fondo non devono mai oltrepassare il loro ruolo, perchè non sono niente altro che uomini. La figura dello scienziato nella storia fa quasi la parte del vero cattivo, colui che non riesce a non superare il limite. Come il protagonista, il dottor Frankeinstein che con la sua brama di sapere e conoscenza super il limite imposto a tutti noi. La morte. Ora sebbene la storia sia un intreccio di storie e di punti di vista, ho trovato un solo piccolo difetto, o comunque può essere stata una mia incapacità di comprensione, nel come la creatura venga in effetti portata alla vita. Se da un lato abbiamo il dottore che una volta portata in vita la sua creatura scappa inorridito (come se la responsabilità non fosse sua) e la fa da padrone, A mio avviso il vero protagonista è proprio lui, la creatura. Sebbene mostruoso pienamente umano e ricco di sentimenti. Ho provato pena e ho patito insieme a lui il dolore della solitudine e del disprezzo da parte della gente. Si può davvero biasimare delle sue azioni? Io credo di no. Ed è proprio questo che a mio giudizio lo rende più umano del suo creatore. Sembra essere l'unica vera vittima della storia. E' sublime come l'autrice riesca a trasmetterti tutti i sentimenti che prova la creatura e come leggendo uno si senta parte in causa. Viene quasi da chiedersi, e se fossi stato io in quella occasione avrei forse fatto diversamente? La risposta secondo me sarebbe quasi sicuramente no. Perchè tutti noi in fondo abbiamo paura del diverso. Da leggere assolutamente
Un mostro o una povera creatura infelice? Il suo creatore lo reputa terrificante, abominevole, e lo abbandona a se stesso appena prende vita. L'essere si ritrova così bisognoso di cure, attenzioni, ma soprattutto di amore. Lasciato solo vaga per i boschi, è consapevole del suo aspetto, ma è pronto a donare al prossimo tutto se stesso pur di sentirsi accettato. Inizia ad entrare in contatto con gli esseri umani ma che disperazione per lui scoprire che lo reputano una cosa immonda allontanandolo con minacce, insulti e grida. Sa che è condannato irrimediabilmente alla più cupa solitudine e medita vendetta. Non è cattivo ma è l'uomo a renderlo tale etichettandolo come diverso. Inizia a vendicarsi del suo creatore strappando man mano la vita a tutti i suoi cari. Nella vendetta però non troverà pace e sollievo ma sperimenterà un gran senso di colpa. Comprende di aver seminato solo altro odio con le sue riprovevoli azioni e prima di porre fine alla sua esistenza chiede perdono a colui che è stata la causa di ogni sua sofferenza. Nonostante Frankenstein sia un romanzo risalente a inizio '800, è estremamente attuale per i temi affrontati: l' alienazione, lo stigma della diversità, il delirio di onnipotenza dell'uomo, la disobbedienza, non fanno altro che mettere in risalto i limiti e le fragilità umane.
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