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Scritto bene con qualche splendida citazione, ma non appassionante come Cent'anni di solitudine di Garcia Marquez. Una serie di racconti su un lungo viaggio alla ricerca della frontiera scomparsa (la felicità) e delle proprie origini, attraverso tutta l'America latina, con personaggi incredibilmente paradossali e storie che sembrano inventate. Romanzo forse un po' datato, ma un Sepulveda non si nega a nessuno!
Sulla scia di PATAGONIA EXPRESS ed INCONTRO D’AMORE IN UN PAESE IN GUERRA, Sepùlveda ripropone attraverso il racconto breve i temi su cui ha cercato di costruire la sua fama di artista impegnato. Senza riuscirci, però: la sua scrittura trasuda troppo forzatamente intellettualismo perché si possa voler bene a personaggi che, sulla pagina, vegetano come marionette paralizzate. Con l’aggravante che l’autore non si sbatte neanche un po’, provando magari a caricarli di qualche identità, per farli restare nella memoria del lettore che, invece, al termine di centoventi pagine quasi inutili, chiude il libro inevitabilmente insoddisfatto. Perché è facile far politica e morale attraverso le belle parole. Dividere il mondo in buoni e cattivi. Per poi vivere di rendita accarezzando le balene di Greenpeace e pontificando dagli scranni della cultura con le tasche piene. Se lo consideriamo il terzo episodio di un ideale ciclo che ha come predecessori i due romanzi di cui sopra, LA FRONTIERA SCOMPARSA ne costituisce anche l’elemento più debole. In PATAGONIA EXPRESS una felice ispirazione di coloaneiana memoria salvava la baracca, nell’INCONTRO il racconto UNA CASA A SANTIAGO, meritevole da solo dell’acquisto del libro. Qui non c’è quasi nulla, solo lo spocchioso manierismo di un mediocre scrittore appagato. Rasputin
il libro che più mi ha entusiasmato! L'ho regalato ai migliori tra i migliori amici, senza dedica, perchè tutto il libro è "dedica".Dedica alla vita e al sogno!verranno tempi migliori!
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