Fin dal suo debutto “Dolls of Highland”, uscito via Sub Pop nel 2016, Kyle Craft è stato assolutamente critico. Stabilitosi a Portland, ha utilizzato un approccio narrativo e cantautorale che difficilmente si riscontra in altri cantanti/cantautori maschi.
“Ho trovato il mio posto” afferma. “Non sono una di quelle persone che si approccia alla musica pensandola per chiunque tranne che per me. Ciò che preferisco della musica è che siamo solo io e un quaderno.”
A tal proposito, il suo secondo, nuovo album, “Full Circle Nightmare” è totalmente autobiografico. Da un punto di vista di suono, temi e testi è un enorme passo avanti rispetto al disco del 2016.
Il titolo “Full Circle Nightmare” si riferimento al momento in cui Craft ha visto la sua vita per ciò che è e se ne è detto soddisfatto. “Ma è angosciante per me” ride. Ha descritto il suo album di debutto come camminare lungo un infinito corridoio pieno di personaggi bizzarri ed esperienze surreali, muovendosi attraverso una ragnatela di amore e perdita. Questo album arriva alla fine del corridoio, quando ti giri e osservi tutto ciò che hai affrontato, superi la porta, la chiudi e inizi un nuovo capitolo in un corridoio ancora più folle. Un album rock ‘n’ roll, che ne attraversa tutte le differenti sfumature; dal vibrante bluegrass di ‘Exile Rag’ allo stile gotico di ‘Gold Calf Moan’, è un capolavoro senza tempo che sarebbe potuto esistere in ognuna delle 5 decadi passate.
Parlando in termini contemporanei, a Craft piace vivere nel suo mondo. È un’anima vecchio stile che si attacca ai suoi tentativi e comprovate influenze. I social media non sono un gioco, semplicemente non gli interessano. Non è interessato nel condividere i suoi interessi politici o nel discutere gli status quo.
La cosa ironica è che “Full Circle Nigthmare” suona esattamente come l’idea di America di Kyle Craft. È questo che lui ha costruito: la storia delle sfide e tribolazioni di un uomo alla ricerca della sua passione e della sua voce, in nome dell’arte e della creatività.
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