La furia delle immagini. Note sulla postfotografia
- EAN: 9788806237004
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La furia delle immagini. Note sulla postfotografia
Joan Fontcuberta
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«Con chi sono furiose le immagini? Contro chi disprezza, le censura, le vuole dominare. Con noi che le abbiamo create ma non sappiamo usarle. Fuori da ansie tecnofobe, una guida critica alla fotografia nell'era della disseminazione e della condivisione» - Robinson, La Repubblica
La seconda rivoluzione digitale, caratterizzata dalla preminenza di Internet, dei social network e della telefonia mobile, e la società ipermoderna, segnata dall'asfissia del consumo, ci hanno catapultati in un'epoca postfotografica, nella quale abitiamo l'immagine nella stessa misura in cui essa ci abita. La postfotografia ci mette di fronte alla sfida della gestione sociale e politica di questa nuova realtà frutto di un'onnipresente iconosfera. Le immagini circolano in rete a folle velocità, non sono piú presenze inerti, e la loro incessante energia cinetica le rende attive, furiose, pericolose… La postfotografia diventa cosí un contesto di pensiero visivo che certifica la smaterializzazione delle immagini e dei loro autori, dissolvendo le nozioni di originalità e proprietà, di verità e memoria.

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(...)L’autore riflette sulla fotografia come “metafisica” della cultura visuale contemporanea, nel senso di luogo di manifestazione delle sue istanze cruciali (...). Per Fontcuberta le immagini contemporanee sono infatti “attive, furiose, pericolose”, la loro “frenesia”, la loro “vita impazzita” è quella di una “valanga”, di un “branco”, di un “proiettile”.
Fontcuberta interroga le trasformazioni indotte nella ricezione delle immagini dalle due “rivoluzioni digitali” susseguitesi in rapida successione negli ultimi decenni: la digitalizzazione vera e propria e l’avvento del web 2.0. Questi mutamenti hanno causato un vero e proprio sisma, che l’autore descrive come passaggio dalla fotografia alla postfotografia (...).
Fontcuberta osserva che, con l’avvento del digitale, la verità, da “fissazione” che era (...), è diventata un’“opzione”; alla rappresentazione si è sostituita la connettività. Parallelamente, nelle reti (...), la dimensione temporale dominante di un presente eternizzato, ha condotto all’eclisse della funzione memoriale della fotografia, a vantaggio di quella comunicativa legata alle esigenze del momento. Scivolano dunque in secondo piano, nell’immagine postfotografica, i valori in precedenza primari della materialità e della qualità. (...) Fontcuberta parla di una “fotografia discorsiva”, la quale, dalla parentela con la scrittura impressa nel suo stesso nome, passa ad assumere la transitorietà della dimensione orale: da ciò conseguono la crisi della natura di feticcio dell’immagine fotografica (...) e le difficoltà inerenti alla sua musealizzazione (...). Contemporaneamente, nell’iconosfera attuale la velocità risulta privilegiata rispetto all’istante decisivo, la rapidità rispetto alla raffinatezza, come d’altra parte testimonia uno dei generi più frequentati nel contesto postfotografico, la collezione o enciclopedia, nella quale la qualità delle singole immagini risulta meno decisiva della loro quantità e del loro accumulo.
Il riferimento alle pratiche postfotografiche consente di accennare alla componente propositiva del libro, (...) il discorso di Fontcuberta si articola intorno a una concezione della creazione come assegnazione di senso, come “adozione” di immagini prelevate dal marasma iconico contemporaneo, alle quali l’artista (...) concede la possibilità di un “secondo sguardo”. Sulla linea concettuale impressa all’arte contemporanea dalla svolta operata da Duchamp, la postfotografia trova nella pratica della photo trouvée l’espressione più tipica.
La panoramica sulle pratiche postfotografiche condotta in questo libro risulta originale nella scelta dei casi di studio, acuta nelle interpretazioni, felice nelle formulazioni critiche. I capitoli sul selfie, sullo sguardo animale, sull’immagine fotografica come specchio costituiscono mappature accurate e affilate di territori dell’immagine di recente emersione (...)
Recensione di Marco Maggi
II. Prolegomeni postfotografici
III. Tempo di vacche grasse
IV. La condizione postfotografica
Bye bye fotografia - Postfotograficità - Un'esplosione di immagini
V. Per un manifesto postfotografico
La sindrome di Hong Kong - Periferie dell'immagine - Decalogo postfotografico -Atlanti e serendipità - Identità à la carte
VI. L'opera d'arte nell'epoca dell'adozione digitale
L'artista come prescrittore - Immagini adottate
VII. La postfotografia spiegata alle scimmie
L'occhio dell'animale - Immagini che sbadigliano (immaaaaaagini) - L'umanesimo come antidoto
VIII. Vite dell'immagine
IX. La danza selfica
Faccio selfie, quindi ci sono - Dallo specchio smemorato allo specchio dotato di memoria straordinaria - Scientia catoptrica - Animali degli specchi - Benvenuti nella noosfera - Riflessogrammi - Mise-en-scène dell'io - L'immagine a chi la lavora - Foto condivise, foto discorsive - Per una fotografia senza qualità: l'errore come strumento cognitivo - Riformulare la consapevolezza autoriale
X. Un occhio, una macchina fotografica, uno specchio
XI. Nota fenomenologica sulla photo trouvée
Foto lumpen versus photo trouvée
XII. Immagini di seconda mano (o di secondo sguardo)
Dal contenimento al riciclo - Ballando sotto le videocamere
XIII. Istanti decisivi
Contro la Kodak
XIV. La collezione come necessità
La cultura della curiosità - L'opera collezione - I nuovi enciclopedisti - Immagini impulsive
XV. La foto-vudù
Exposure - Autopsia dell'album fotografico - Quadri di riferimento - Dis-ritratti
XVI. La fotografia con(tro) il museo
Musealizzare l'invisibile - Mueso e fotografia: un braccio di ferro - Vite spasmodiche
XVII. La furia delle immagini
Foto indignate - Il robocop-fotografo - Fotografie: dal gregge al branco - Epilogo
