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Anno edizione: 2025
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In questo romanzo potentissimo, meritatamente incluso nella rosa dei finalisti al Booker Prize, Nadifa Mohamed ricostruisce con grande cura la vera storia di Mahmood Mattan, l’ultima persona a essere giustiziata per impiccagione a Cardiff e la prima a essere riabilitata dopo che, nel 1998, fu dichiarato vittima di un caso di malagiustizia.
«I gentiluomini di fortuna è quel raro tipo di romanzo che ti spezza il cuore e, così facendo, ti dà la vita. Nadifa Mohamed è una rivelazione: scrive con il lampo feroce e compassionevole di chi dice la verità, mette a nudo l’orribile condizione coloniale che affligge tanti di noi, in cui la verità non può superare l’ingiustizia. Se un romanzo può essere un vendicatore, allora I gentiluomini di fortuna è quello che tutti stavamo aspettando». - Junot Díaz
«Una scrittrice di grande umanità e intelligenza. Nadifa Mohamed dimostra una comprensione profonda di come le vite vengono modellate dal grande corso della Storia e dagli incontri intimi tra esseri umani». - Kamila Shamsie
«I gentiluomini di fortuna conferma che Mohamed è una delle star letterarie della sua generazione». - The Observer
«Tanto istruttivo quanto commovente. C’è una magnificenza naturale nel ritratto di quest’uomo comune intrappolato negli ingranaggi della città. I lettori sentiranno echi di Dostoevskij e Kafka nella sua ricostruzione di questo incubo. Con I gentiluomini di fortuna, Mohamed ci ha dato una visione chiara di così tante vittime intrappolate nelle fauci dei sistemi legali razzisti». - The Washington Post
Cardiff, 1952. Mahmood Mattan, un giovane marinaio somalo, è disoccupato e si è sistemato in una stanza presso un affittacamere di infima categoria: la moglie Laura – gallese, bianca – non vuole più averlo tra i piedi se non si decide a rigare dritto. Mahmood, però, non intende rinunciare ai suoi figli, a cui è molto legato, né alla sua donna e per provvedere a loro va avanti a piccoli furti e scommesse: ha un carattere orgoglioso, testardo, riottoso, ma è fiero delle sue origini e della sua storia; è analfabeta, ma è un poliglotta e un uomo d’esperienza. Tutto cambia, per lui, quando Violet Volacki, una negoziante ebrea della zona, viene brutalmente assassinata, e la famiglia offre una ricompensa di duecento sterline a chiunque fornisca elementi validi per trovare il colpevole. All’inizio Mahmood è convinto di poter ignorare le voci che cominciano a circolare su di lui: sarà pure un giocatore d’azzardo e un ladruncolo, ma non è un assassino. È un padre, è forte della sua innocenza e ha fiducia nella giustizia. Con l’avvicinarsi del processo, però, la sua prospettiva cambia, e il giovane uomo si trova a dover lottare strenuamente per la sua vita, con tutte le carte contro di lui: un’indagine scadente, un sistema legale disumano e un razzismo pervasivo e radicato nella società. All’ombra del cappio del boia, Mahmood inizierà a rendersi conto che anche la verità potrebbe non essere sufficiente a salvarlo.
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Ci sono voluti più di 14 anni perché un altro libro di questa scrittrice britannica di origine somala venisse tradotto. Dopo "Mamba Boy" del 2010 è uscito quest'anno "Gli uomini della fortuna" tradotto in italiano "I gentiluomini di fortuna", traduzione che mi lascia qualche dubbio sia dal punto di vista del significato che viene in parte stravolto sia da un punto di vista puramente formale (lo trovo decisamente brutto). Veramente non si capisce perché non si poteva tradurre letteralmente il titolo originale. Detto questo, il libro trae spunto da una storia vera che si è verificata in Galles negli anni 50. Un uomo di origini somale viene ingiustamente accusato e condannato per un omicidio che non ha commesso sulla base di pochi indizi e su testimonianze false dettate da pregiudizi e da una cultura fortemente razzista. La narrazione riesce bene a descrivere quanto il protagonista passi dal sottovalutare le accuse al trovarsi poi ingabbiato in una società che fa del razzismo e dell'acrimonia l'unico metodo di giudizio. mezzo per valutare le persone
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