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Anno edizione: 2014
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Forse la dimensione del racconto va un po' stretta a questi quattro autori che non sembrano essersi impegnati più di tanto nella loro stesura. Il più godibile senz'altro quello di De Silva che interpreta la voce fuori campo del suo avvocato Malinconico con spirito e ironia molto ben condensati in uno stile piacevolmente brillante, l'unico dei quattro che mi abbia acceso il desiderio di leggere qualcos'altro di suo.
Carino, nulla di eccezionale
Mi aspettavo di meglio
Recensioni
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Fruttero e Lucentini ci hanno insegnato che esistono raccolte antologiche di vari autori in grado di narrare una storia comune. Ci hanno fatto scoprire come una selezione ragionata di testi possa creare un puzzle e alla fine mostrare il disegno totale generato attorno a un tema, a una forma narrativa a un genere letterario. Talvolta all'insaputa degli autori stessi, inconsapevoli di far parte di un disegno comune e ampio.
Certo, non ci aspettiamo che ogni antologia riproponga questo modello (in qualche modo l'evoluzione della forma classica di uso scolastico), ma il confronto viene spontaneo. Affrontiamo quindi i quattro racconti di questa nuova antologia, scritta da altrettanti giallisti italiani "laureati" e indubbiamente di grande successo, con grande curiosità. Quali elementi avranno in comune? Rappresentano un filone narrativo contemporaneo incuneabile nella più ampia visione del noir mediterraneo?
Certo, molto mediterraneo è il racconto di De Cataldo (Medusa) con la professoressa Blasi tra i protagonisti, ambientato nel Salento dove la sregolatezza è una qualità e la criminalità organizzata una certezza.
Decisamente italiana (e in qualche modo persino più drammatica) anche la narrazione di De Giovanni (Febbre) che descrive una società in cui "tutti giocano, e alla lunga nessuno vince. Tutti sperano e tutti muoiono disperati". Indagine davvero difficile per il commissario Ricciardi.
E non è meno connotato il racconto di De Silva (Patrocinio gratuito, che vede protagonista l’amato avvocato Malinconico) ricco di riferimenti musicali: una vera full immersion nella canzone italiana con amarcord molto personali dell'autore.
Chiude poi l'antologia un piccolo capolavoro di Lucarelli (A Girl Like You) dove una Grazia Negro incinta madre mediterranea suo malgrado, lei che vuol essere donna forte, determinata e fredda, è alle prese con un'indagine che la coinvolge proprio prima di andare in maternità (in attesa di due gemelli).
La mancanza di un apparato critico diventa peccato veniale di fronte al divertimento della lettura di queste storie, diverse ma accomunate da quel talento tutto italiano nel fare diventare gioco anche quel che sarebbe dramma austero altrove. È davvero questo il legame, ricordato nel titolo: il gioco (e sarebbe interessante sapere se il risultato è frutto di un lavoro su commissione). Non solo perché tutte le storie parlano degli aspetti terribili del gioco che porta sempre con sé drammi e tragedie ("fargliela pagare a tutti - si legge in un passaggio del dramma narrato da Lucarelli - dai gestori della sala, al sindaco che l'aveva autorizzata, all'assessore che l'aveva favorita, ai Malapoti che gestivano le macchinette e poi all'onorevole Fitteri, lobbista del gioco d'azzardo") ma perché descrivono un Paese in cui la speranza è legata per lo più a una illusoria fortuna e in cui la crisi impedisce di rimpiazzare quei pochi risparmi volati via in un attimo davanti a un videopoker.
Il gioco, dunque, come metafora di una nazione abbandonata a se stessa, in balia della criminalità, che sbaglia obiettivi annaspando nella tempesta.
Il gioco come elemento comune fra ceti sociali e aree geografiche, come collante per la delinquenza organizzata e come strumento per rimpinguare le casse dello Stato. Che tristezza... per fortuna ci sono gli scrittori che raccontano la realtà, ma al contempo offrono qualche momento d'evasione.
A cura di Wuz.it
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