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Ragazzi difficili, adulti ipocriti e politici opportunisti. E passato molto tempo dalla prima pubblicazione del Giornalino di Gian Burrasca e molte cose sono cambiate: i bambini hanno le playstation, nelle case il televisore ha preso il posto dei genitori ed il matrimonio laico non è più un tabù. I politici in compenso sono rimasti gli stessi. Senza dubbio di acqua ne è passata sotto i ponti. Vamba aveva scritto un libro per bambini ai quali consigliava di far leggere l’opera ai genitori, nella speranza che capissero qualcosa, che si rendessero conto di predicare bene e razzolare male sotto gli occhi dei propri figli Il “Giornalino” è, infatti, un mirabile esempio di satira della società dell’epoca, un affresco ironico degli usi e costumi dell’italietta giolittiana d’inizio secolo, un mondo ancora vicino a noi sotto il profilo temporale ma lontanissimo per la mentalità, dove il contrasto genitori – figli doveva ancora esplodere ed i bambini stavano al loro posto. E se si fossero ribellati sarebbero finiti in collegio. Pino Boero, professore di letteratura per l’infanzia dell’università di Genova, in un’intervista ha detto che l’ultima generazione di bambini che ha saputo cogliere certe finezze lessicali, toscaneggianti, e la critica ai costumi dell’epoca è stata quella degli anni Cinquanta, quando la struttura della società era rimasta ancora simile a quella d’inizio secolo. Rimangono allora gli adulti, ai quali si potrebbe consigliare non solo di leggere il libro, ma di farlo leggere ai figli, con la speranza che i ragazzi riscoprano il piacere della lettura e non mettano invece in pratica le fantasiose trovate di Giannino. Anche perché oggi le severissime quanto ineluttabili punizioni latitano.
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