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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2013
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Ingredienti: una moglie irrequieta uccisa in un piccolo paese, un marito cornuto guidato da grande astuzia, un ispettore dotato di buona volontà e fiuto, un giallo che termina a con un punto interrogativo. Consigliato: a chi vuol esplorare i sofisticati meccanismi di bovarismo e cornutismo, a chi vuol vedere come complicità e rivalità unite insieme possano inceppare gli ingranaggi della giustizia.
Un giovedì di maggio del 1955 la signora Giulia Zaccagni-Lamberti in Esengrini scompare senza lasciare nessuna traccia. Tutti i giovedì prendeva il treno da M., sul lago Maggiore, e si recava a Milano a trovare la figlia in collegio e a sbrigare qualche commissione. Il commissario Sciancalepre si trova davanti a un caso così ingarbugliato che per la prima volta nella sua carriera rischia di fallire. Le circostanze descritte creano una storia aperta e inconclusa rendendola davvero notevole, un delitto quasi perfetto giocato bene dai protagonisti e dal finale inaspettato e a suo modo sorprendente. L’ambientazione nella provincia lombarda ricca e rispettabile è suggestiva, le descrizioni sono bellissime. L’abilità di Piero Chiara è indiscussa e io sono felice di averlo finalmente incontrato. Mi è piaciuto moltissimo il personaggio del commissario Sciancalepre e il compito che Chiara gli affida di sbrogliare la matassa delle relazioni e dei sentimenti, di far luce sui pensieri e sulle allusioni dei protagonisti, di mettere in relazione i fatti noti e i segreti taciuti e di arrivare a costruire un mosaico tramite tante tessere diverse. Un libro confortevole e pieno di calda ironia, una scrittura snella e incisiva, un’abilità rara nel trasportare il lettore dentro la storia. Nota di merito alla copertina stupenda di Andrea Serio che rende perfetto anche l’involucro!
Un'assenza, una lunga e agitata assenza lunga due anni, padroneggiata con pennelli unici, elegantissimi. Un giallo e un rosa fusi come in una contro tinta ispirata, aleggiante e misterica lungo i solchi che via via procedono, e che con ingorda e sinistra curiosità conducono fra binari di delitto, di colpa, al centro di un'invenzione dove gli indizi diventano vani resti di un irrisolto quasi definito, simile a veleno sfuggente e assorbito senza tracce dalla pancia della vicenda, mente il colpo di scena pare tardare, incolume e fuggitivo, omertoso e furbo, nonostante gli esili elementi che pur salgono chiari nel corpo della ricostruzione. Le circostanze creeranno un delitto quasi perfetto, una storia aperta e inconclusa giocata con abilità e talento da chi agisce, un tragitto levigato ad arte senza un vero finale, ma proprio per questo intinto in una fascinosa unicità che ammalia e conquista presto. Siamo in un mondo perso fra grandi ville facoltose e redditi non comuni, vizi ben maneggiati e a volte senza ritegno, alta società immersa nelle sue acque cortesi. Scompare una donna, e di giovedì. Dove sia finita è l'enigma che coinvolge un corteo d'ombre e che scopre in uno specchio di menzogne le cifre dei caratteri in campo, ghiaccio di spiriti controllati e fragilità respinte, domate, estenuate da una maestria che seduce. Non meno calda l'ironia che accompagna la storia, un controcanto come storpiato da stupidità futilissime e sentimenti sottili, e che a a partire dal cognome del protagonista, il commissario Sciancalepre, taglia quello scarto fra ruvida e seria indagine da svelare e una snellezza divertita che è la moneta vincente nelle tasche di Chiara, quel chiasso pericoloso attutito da spasmi simpatici, mezza tragedia e mezza commedia a convivere in un solo spartito. Un altro tassello nel gorgo "di provincia" di questo meraviglioso autore, straniante e suggestivo nei suoi fasti streganti. Che lo fanno uno fra i veri indubbi grandi del nostro Novecento.
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