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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Indice
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Questa tetralogia è un'opera straordinaria, intessuta di uno stile che rende la narrazione fluttuante tra l'onirico e il reale accentuando la valenza del mito. L'ultimo libro, inizia con il Preludio tra le gerarchie celesti, in cui la predilezione di Dio é per l'uomo, animale spirituale fecondo con il quale fa ingresso il male affinché possa giungere al fine supremo e alla piena conciliazione con Dio, un Dio, si badi bene, che al tempo stesso ha bisogno dell'aiuto dell'uomo per districarsi dallo stessi male, e tutto ciò con la segreta invidia degli angeli. La trama che segue è abbastanza fedele a quella della Genesi, ma vi sono approfondimenti letterari stupefacenti. Si pensi al rapporto tra Giuseppe e il capo delle guardie Mai-Sachme, il quale, come il maggiordomo di Potifar, avverte l'aura del prigioniero affidandogli compiti sempre più di carattere organizzativo, fino a diventare egli stesso sorvegliante, lasciando Mai-Sachme alle sue passioni farmacologiche. Dopo i sogni del Faraone, Giuseppe viene introdotto a corte in quanto è l'unico in grado di interpretarli, secondo il parere del coppiere, che ne ha avuto prova diretta, quando era in carcere. Stupendo il dialogo a tre tra Faraone, la madre e Giuseppe, e il modo con cui questi, con molta destrezza, sa accattivarsi la madre, all'inizio diffidente per il troppo entusiasmo del figlio. E che dire di Thamar, che vuole introdursi nelle tribù di Giacobbe, confidandosi in lui, solleticandogli un'innocente voluttà, fino a proporgli di sposare i figli di Giuda, che sfortunatamente muoiono l'uno dopo l'altro, Er e Onan. Con mirabile genialità qui Mann fa nascere l'usanza del levirato. Resta il terzo figlio di Giuda, Shelah, che però non le viene dato. Ma Thamar travestendosi da prostituta avrà un figlio proprio da Giuda. Giuseppe salva l'Egitto e Israele, non sarà capo di nessuna tribù ma lo saranno i suoi figli benedetti a braccia incrociate da Giacobbe, affinché il minore resti sempre maggiore del maggiore.
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