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In che modo la letteratura giuridico-politica può essere fecondamente trasformata in fonte per la ricostruzione e comprensione della storia politico-istituzionale e sociale della prima età moderna? Che ruolo avevano e quali posizioni assumevano i giuristi nel pluralismo e nel particolarismo giuridico-politico di quell’età? In che modo la giurisprudenza e la trattatistica dei giuristi si poneva al servizio dell’azione politica? Con quali argomenti si giustificavano i limiti posti al potere del principe? A rispondere a queste ed altre domande sono stati invitati storici del diritto e del pensiero politico. Le risposte, contenute in questo volume, sono il frutto di un intenso colloquio e di una feconda collaborazione con storici generali, alla ricerca della comprensione di problemi storici e storiografici nel superamento dei rispettivi confini disciplinari. I contributi sono di M. Ascheri, A. De Benedictis, E. Fasano Guarini, A.M. Hespanha, A. Mazzacane, I. Mattozzi, C. Petit, D. Quaglioni.
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