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Anno edizione: 2019
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Lo scrittore e giornalista Giacomo Di Girolamo vive a Marsala e ci racconta un pezzo di Sicilia finora rimasto inesplorato, quell’angolo estremo che è la provincia di Trapani.
«Cos’è lo Stagnone non so. Mare non è. Le isole lo chiudono a tenaglia. E poi l’acqua è troppo bassa per poterci navigare con tranquillità. Solo i pescatori della zona sanno come evitare le secche, seguendo invisibili canali. Chi si vuole avventurare rimane impigliato. Me ne ricordo io di gente che veniva qui, forestieri, soprattutto, acquistavano motoscafi nuovi di zecca, li piazzavano al molo, osceni rispetto alle nostre barchette, e poi venivano a cavalcarli, il fine settimana. Partivano roboanti. Si fermavano dopo poche miglia. Tra le nostre risate, impigliati nella prima secca. Che mare è questo, bestemmiavano, buttanalamiseria. Non è neanche lago, questo mare qua.»
La Sicilia è una sorgente inesauribile di storie che non ci si stanca mai di ascoltare, e non a caso i libri dedicati all’isola o in essa ambientati sono diventati quasi un genere letterario a sé. Lo scrittore e giornalista Giacomo Di Girolamo vive a Marsala e ci racconta un pezzo di Sicilia finora rimasto inesplorato, quell’angolo estremo che è la provincia di Trapani. Dal vino Marsala, un tempo il liquore più famoso al mondo e oggi usato per la carne in scatola, all’abusivismo edilizio che si è mangiato tutta la costa. Dal mare dello Stagnone, che ora si sta prosciugando, ai tentativi quasi comici di costruire un monumento a Garibaldi degno della sua impresa. Dalla mafia che non uccide più ai turisti che si fermano in pellegrinaggio di fronte alla stele commemorativa della strage di Capaci. E ancora, dagli alberi di melograno che si sostituiscono alle viti cambiando paesaggio e abitudini, ai ragazzini in fuga dall’Africa che riempiono le piazze con i loro giochi. Ma Gomito di Sicilia è anche una geografia dell’assenza: qui come in tutto il Sud è in corso una grande fuga e sono scomparsi i ventenni, i trentenni, i quarantenni. È sparita una generazione, come se fossimo in guerra. Ma sembra sparire anche il mare, coperto dalle case abusive. E non esiste alcuna forma di epopea, anche se qui con i Mille si è fatta la storia d’Italia. D’altra parte questo estremo Occidente è una terra di tramonti e di epiloghi.
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Copertina variopinta stile carretto siciliano. Non inganni: anche la Sicilia nord occidentale, il “gomito”, è stritolato dalla piovra tentacolare. “Cambiare tutto per cambiare nulla”, detto di gattopardiana memoria. Lettera, sfogo, cronaca, denuncia. Come definire questo libro? Testimonianza: di chi è rimasto ma avrebbe potuto volare via; di chi guarda le madri che attendono (un figlio o un parente emigrati); di chi convive con la “calorìa” (il caldo) per lunghe stagioni. Treni lentissimi, strade dissestate, palazzi e chiese fatiscenti, cani randagi, acqua razionata. Mali di un’isola in bianco e nero? No, guai d’oggi, anzi di sempre. “Futtitinne!” (fregatene!), lascia perdere, si vedrà. L'insolenza di un carattere diffuso, impresso nei siciliani, rimandare ogni problema “a dopo”. Restare o no? Se rimani, a che prezzo? “Il paese dove fioriscono i limoni” ma, tornasse oggi, Goethe troverebbe banani, avocado, papaya, mango. E gli agrumi? Li importiamo e addio fiori di zagara. Ambiente, lavoro, criminalità, disagio sociale, salute. Come vanno? E la mafia? Vietato parlarne. Una serie tv diceva che “uccide solo d'estate”. Allora, esiste o no? Ma che dici? “Statti muto!” (Stai zitto!): spaventi i turisti, poi milanesi, tedeschi, inglesi non ci vengono più qua. Già li si dovrà distrarre dalla “munnizza” e dall'abusivismo edilizio. Qui si costruisce “come ti pare” con la regola del “poi vediamo”. Omissioni, connivenze, copioni sempre uguali. È la Sicilia? Dialetto, tradizioni, cucina, teatro, mare, templi, sole, scirocco, sole, pesce, dolci. È la Sicilia! L’imprenditore e il giornalista d’inchiesta minacciati, il prete coraggioso, l’insegnante che parla di legalità. Questa è Sicilia! I morti ammazzati per la causa siciliana (e italiana) meritano si faccia memoria. Serve a scrivere? “Niente ti costa!”, direbbe Camilleri. Intanto parliamone. Importante è non tacere, creare opinione, formare cuori e coscienze. Il silenzio è più facile, “lu sacciu” (lo so!) ma più dannoso è!
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