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Anno edizione: 2018
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Ho letto recensioni dal piglio risentito, costruite anche sull'idea che il libro demolisca la filosofia di Kant o che Kant (questo il messaggio recepito) non sia da leggere o da studiare. Ferraris non insinua nulla di tutto questo. Rispetta il pensiero kantiano, ne riconosce il valore, già anche solo per il fatto che lo insegna con piglio vivace, ironico e soprattutto (questo il merito) assai chiaro. Sicuramente, per i due terzi è una specie di guida a Kant, soprattutto alla "Critica della Ragion Pura", per di più molto ben fatta. L'ultimo terzo apre le critiche alle critiche kantiane e qui arriva quello che, in filosofia, si può chiamare "il succo": critiche intelligenti, che colgono il problema ontologico e soprattutto, forti del pensiero post-kantiano, mettono in discussione differenti nodi e temi. È proprio quello che la Filosofia (con la maiuscola, e Ferraris ci riesce!) deve fare. Superare un pensiero, in filosofia, significa portargli rispetto. Il contrario cadrebbe nel "religiosismo" patetico. Questo per i diversi risentimenti che il titolo, certo dal suono irriverente, può suscitare (a torto però, se si legge attentamente il libro). In quanto ai contenuti, sarebbe stato forse più adatto estendere quel terzo del libretto dedicato alle critiche verso le critiche kantiane (veloce, troppo veloce, per esempio, l'ultimissima chiosa impegnata a dar ragione a Husserl). Un approfondimento non avrebbe guastato.
Ha ragione Viano a mettere in radicale dubbio la rilevanza di Kant. Prendiamo la questione kantiana dell'Imperativo Categorico. Nella formulazione della "Fondazione della metafisica dei costumi" esso recita: "agisci solo secondo quella massima che tu puoi volere, al tempo stesso, che divenga una legge universale". Presumere cogenza dell'"Imperativo Categorico" nello spazio fisico dei soggetti agenti, non lo sottrae dall'essere a sua volta un volere. Cioè una delle massime morali che Kant depreca come non fondanti. Per funzionare deve essere VOLUTO far valere. Infatti il tortuoso ragionamento di Kant vale in quella ragione metafisica Scolastica che Kant si costruisce. Cioè in una nozione di "ragione" che vorrebbe fare a meno dei soggetti agenti per poter essere ben fondata; i quali soggetti agenti invece continuano a ragionare facendo calcoli delle conseguenze che li riguardano. In altre parole, usano la ragione in tono minore, il calcolo, in modo strumentale al volere. L'evoluzione ha favorito la strutturazione dei sistemi nervosi a fare quello. Ora, a differenza dei tempi di Kant, ne conosciamo la meccanica. In quella pretesa fondativa della metafisica, Kant si situa nel solco Socratico-Platonico ed eredita la fallacia costitutiva di quel modo di pensare: fare generalizzazioni azzardate e fuori luogo. In quanto meta-fisica resta soggetta agli aspetti di arbitrarietà costitutiva di ogni metafisica. È un po' come discutere di quanti angeli ci stiano sulla punta di un ago e poi pretendere che quei ragionamenti abbiano riscontro/effetto nel mondo fisico. Ricordo che la scienza tende ad occuparsi degli aghi di ferro e non degli angeli che vi possono trovare posto. Gli strumenti per trovare corrispondenza tra teoria e osservazione sono una variabile incognita della questione, non un presupposto certo da cui partire. Probabilmente Kant è ampiamente sopravvalutato. 4 e non 5 per le stesse perplessità di Viano sul decostruzionismo di Maurizio Ferraris.
E' un testo divulgativo su Kant, carino, vivace, scorrevole, di piacevole lettura. Come critica filosofica a Kant mi è parso piuttosto fuori bersaglio. Ferraris sembra pensare a Kant con l'ottica di un fenomenologo: detto in estrema sintesi, secondo Ferraris, Kant avrebbe fallito il suo tentativo di "spiegare" (cioè dedurre, giustificare filosoficamente) l'esperienza empirica individuale. Per Ferraris, la Critica della ragion pura "tratta della nostra vita, cioè anzitutto di quello che incontriamo nel modo esterno, aprendo gli occhi e uscendo per strada" (p. 26). In realtà, diversamente da quanto sostiene Ferraris, l'esperienza di cui tratta Kant non è l'esperienza quotidiana, bensì la conoscenza scientifica. Per esemplificare, al Kant della prima critica non interessa se la rosa la vedo di colore rosso o di colore blu, né come faccio a percepirne il profumo: qui Kant è interessato alla rosa solo in quanto oggetto di studio per le scienze naturali. - Nonostante i suoi limiti, consiglio lo stesso questo libro di Ferraris perché ha il raro merito di trattare in termini popolari e comprensibili un argomento molto difficile: può costituire un primo approccio alla Critica della ragion pura, ma non ne sostituisce assolutamente né la lettura né lo studio.
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