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Anno edizione: 2015
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In questo saggio Foucault dedica ampio spazio all'analisi della parresia, un requisito del discorso pubblico e, più in generale, della vita politica veramente democratica, che si è realizzata in modo esemplare nella polis ateniese. La parresia che etimologicamente significa "parlare-franco,"dire-tutto", è un'attività discorsiva in cui verità ed opinione sono sostanzialmente la stessa cosa. Il parresiasta era qualcuno che sceglieva di dire la verità, non perché gli venisse imposto, ma perché intratteneva un rapporto privilegiato con se stesso e con gli altri, nel senso che aveva il coraggio di rivelare al popolo delle verità scomode, di muovere delle critiche a personaggi più potenti, anche a costo di subire ritorsioni, per il bene della città. Proprio perché la parresia era un'azione asimmetrica che andava dal basso verso l'alto, nel senso che il parresiasta era sempre meno potente dei suoi interlocutori, presupponeva il possesso di determinati requisiti morali e sociali che assicurassero quel coraggio di parlare franco, indispensabile per prendere posizione contro il potere, questo significa che non poteva essere esercitata da tutti. Dopo la morte di Pericle, il fenomeno parresiastico si incrina in modo irreversibile e si afferma quella che Foucault definisce "cattiva-parresia", non perché non è più consentito dire il vero, ma perché, al contrario, è concesso a tutti di parlare, per cui al posto del coraggio singolare di chi è disposto a correre il rischio di muovere delle accuse al potere, per il bene della comunità, avremo,invece, il cattivo ascendente dell'uomo qualunque che conformerà la sua opinione a quella della maggioranza, per ottenere successo, adulando e manipolando il popolo nelle sue credenze. L'aspetto interessante che emerge dall'analisi foucaultiana della parresia, consiste nel fatto che il discorso vero, paradossalmente, è minacciato proprio dalla democrazia, nella misura in cui è permesso a chiunque di dire qualsiasi cosa. Terribilmente attuale.
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