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Non si diventa grandi investitori senza essere grandi uomini: questo il primo messaggio che ricaviamo dalla lettura del libro di Arnold, un libro che raccoglie ed espone in maniera sistematica ed esaustiva le strategie di investimento dei maggiori investitori di questo e dell’ultimo secolo. Sembra incredibile, ma un libro così, prima, non c’era. Un libro che distillasse, organizzasse e illustrasse il sapere dei più grandi investitori che mai abbiano calcato questo pianeta, prima, non esisteva. Non è difficile farne i nomi, perché sono riconosciuti tali da chiunque abbia una minima contezza della materia: Benjamin Graham, Philip Fisher, Warren Buffett, Charlie Munger, John Templeton, George Soros, Peter Lynch, John Neff, Anthony Bolton. Come loro, nessuno. Sì, lo possiamo dire, che esiste anche il talento di far soldi – perché questi personaggi in grado di accumulare milioni e milioni di dollari l’avranno pur avuto un “tocco magico” – nondimeno dobbiamo subito aggiungere che si tratta di un talento dalle molte sfaccettature, composito. Che serve a far soldi? Tutto, tranne la fortuna: avere rispetto e conoscenza degli uomini e del lavoro, i fattori che determinano in ultima analisi il valore di un titolo azionario; saper controllare le emozioni: forza mentale pura; avere una salda fiducia in se stessi, ma non incrollabile: davanti all’errore disperarsi è sciocco, imparare salvifico. Semplicità, estrema, una semplicità che si raggiunge solo con il libero pensiero, perché il mondo è pieno di indotta, strumentalmente indotta, confusione, di frastuono, bisbigli, comunque rumore, “noise”. Astrarsi, acquisire i dati analitici e comporli in un senso. Questa non è più solo finanza: questa è filosofia. Questo libro è filosofia applicata ad accumular quattrini: a riuscirci, e riuscirci come questi grandi investitori, dev’essere fantastico.
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