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Anno edizione: 2011
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Che splendida avventura quella del giovane Pip! Se cercate un Classico, con la C maiuscola, con una storia ricca di personaggi immortali che vi raccontino vizi e virtù del mondo, raccontata con uno stile raffinato, che vi faccia ridere (che spasso il racconto della prima dell'Amleto!), pensare e commuovere, se cercate un libro scritto con grande cura e maestria, leggete Grandi Speranze, il capolavoro (insieme al celebre Canto di Natale) del grandissimo Dickens. Non ve ne pentirete.
Ero un po' scettica all'inizio e spaventata dalla mole delle pagine. Poi però pagina dopo pagina la lettura mi ha preso molto e Dickens mi ha catapultata direttamente nella Londra vittoriana con le sue attente descrizioni. Mi è piaciuto anche il fatto che l'autore nomini spesso il lettore, rendendolo partecipe quasi fosse il suo interlocutore. Non è un romanzo dal classico e scontato lieto fine, una fine c'è ma se lieta o no sta a noi deciderlo. E Dickens voleva proprio questo.
È un classico di Charles Dickens ma, letto oggi, perde molto del suo valore e soprattutto è lentissimo (vedi l’episodio di Compeyson, completamente pleonastico). Le “grandi speranze” sono quelle di Pip che, in seguito ad un’eredità, lasciatagli da un forzato a cui aveva salvato la vita, cambia le sue abitudini. Anche se ci sono dei passi involontariamente comici come “per paura che potesse esplodere per un assalto troppo violento di sapere”.
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