Il disco delle sonate di Carl Philipp Emanuel Bach realizzato da Danny Driver è stato salutato con grande entusiasmo dalla stampa specializzata di tutto il mondo, che ne ha sottolineato la straordinaria eleganza e la resa anche delle più piccole nuances di queste opere dall’impianto settecentesco sul pianoforte moderno, con Driver che conferma di essere uno degli interpreti più sensibili e musicali di questo ambito repertoriale. In questo nuovo disco il pianista inglese volge la sua attenzione sulle otto grandi suites per clavicembalo di Georg Friedrich Händel, opere di ampio respiro che furono concepite per la maggior parte alla corte di Cannons, situata nei pressi di Londra. Sotto il profilo stilistico, queste suites possono essere definite come un insieme ispirato ed estremamente peculiare delle danze di corte francesi, del tipico lirismo vocale italiano, del monumentale contrappunto teutonico e della robusta melodiosità albionica. Mentre le suites per clavicembalo di Bach seguono uno schema chiaramente definito e modellato sulla sequenza di danze propria della tradizione francese (Allemanda, Courante, Sarabanda e Giga), le opere di Händel presentano caratteristiche assai più imprevedibili, come si può facilmente notare dal fatto che nessuna possiede lo stesso numero e il medesimo genere di danze. Dando una veloce scorsa ai loro movimenti, si notano fughe, arie con variazioni, movimenti nello stile delle sonate italiane e addirittura (nella Suite n. 7) una Passacaglia. Se messe a confronto con le elaborate suites di Bach, quelle di Händel danno spesso l’impressione di essere improvvisazioni messe sulla carta. In particolare, nei preludi in forma di fantasia, il grande compositore di Halle mette in mostra tutto il suo estemporaneo genio, lasciando nello stesso tempio ampio spazio all’interprete per dire la sua.
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