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Anno edizione: 2021
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Dicono che in famiglia tutti si lamentassero dell'avarizia di Pericle, ma che al contrario gli Ateniesi gli fossero ben grati quando esponeva loro con precisione – con acribia si comincia a dire – i rendiconti delle spese di denaro pubblico per una guerra o un monumento o un'impresa di conquista. Moneta e trasparenza, gloria futura e investimenti attuali, democrazia ed esattezza: un saggio brillante per scrittura e competenza ci racconta in modo nuovo le strategie economiche di chi inventò ad un tempo la bellezza e la «cosa pubblica».
«Il libro quindi parla a un pubblico non limitato alla casta degli antichisti: confinati i materiali d'appoggio in apparati pudicamente celati alla vista, il discorso si apre a una scrittura non accademica. Però non vira verso l'intrattenimento, come nella divulgazione odierna, ma piuttosto verso la pedagogia.» – Alias - Il Manifesto
«I Greci dei tempi di Pericle», scrive Giovanni Marginesu parlando del V secolo a. C., «resero l'uso del denaro qualcosa di molto simile a un'arte, informandolo a principî improntati ad alcune leggi elementari e a una buona dose di etica e di estetica condivise». E poi il saggio cede il passo al racconto, parlandoci di come fosse famosa l'avarizia di Pericle, malvista in casa, ma molto gradita nelle occasioni pubbliche in cui si trattava di soldi pubblici, e di come acribia e democrazia, quando la prima significava estrema e fredda precisione e la seconda caldo sentimento etico, andassero a braccetto nella polis prima fra tutte, Atene, nell'epoca d'oro dell'arte, della letteratura, della potenza e della civiltà. Marginesu lavora da archeologo su frammenti e stele per narrarci la storia dei rendiconti greci, che venivano incisi con raffinata maestria sulla pietra ed esposti, in città e sull'acropoli, a uno sguardo quasi «ossessionato» dalla contabilità, in quanto gli Ateniesi erano ben consci di come fossero la «preziosa radiografia» del loro mondo. «I rendiconti sono l'architettura, l'arte, la guerra. Solo che, scarnificate dal genio artistico, dall'abilità tecnica, dall'eroismo, ne vediamo in dettaglio lo scheletro amministrativo e l'intelaiatura gestionale. Uno scheletro le cui cellule si chiamano monete». Da questa prospettiva, Marginesu narra una volta ancora, ma con grande novità e sorprendente ritmo, di vicende e personaggi che credevamo di conoscere bene: la protezione del tesoro della Lega delio-attica, la famosa statua crisoelefantina di Atena eretta da Fidia, che quasi rovinò per sempre l'artista e la sua fama, le guerre e i «prestiti a interesse» che gli dèi, ovvero i tesori dei loro santuari, facevano continuamente ad Atene. «Sappiamo ormai», scrive Marginesu, «che non c'è nulla di paradossale nel fatto che la razionalità del documento contabile sia una delle maschere che la democrazia ateniese indossa di fronte al mondo, e anche allo specchio, davanti a se stessa». Ecco perché, quando veniamo a sapere che Pericle amava essere ritratto mentre faceva di conto, proviamo la paradossale ma consueta sensazione che i Greci abbiano ogni volta qualcosa di nuovo da raccontarci.
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Priva di orpelli e libera dalla stretta osservanza dei canoni estetici la contabilità per i greci assurge a sommo valore etico e morale.Contabilita' è precisione al millesimo,è la stessa etica, che alla base di ogni democrazia "impone un'etichetta della precisione messa in scena come un esercizio formale,estetico,del corretto risultato".Gli ateniesi sono ossessionati dai rendiconti che,"scarnificati dal genio artistico" rappresentano l'intelaiatura amministrativa e gestionale della polis.La moneta veniva difesa da ogni contraffazione tanto che Nicofonte "suggerì che venisse istituito un controllore,incaricato di verificare la bontà della moneta ateniese".L'arte della contabilità prende corpo nei gesti primitivi,preziosi e sacri del dare,consegnare e ricevere per consolidare il valore della moneta ceduta che deve essere speculare dal punto di vista ergonomico o equivalente da quello aritmetico al valore che si riceve poiché come in un gesto divino la mano che dà non può restare vuota."La lepsis esprime il movimento della mano umana,che consente di prendere con precisione qualcosa tra il pollice e l'indice...proprio dalla corretta esecuzione della presa dipende la possibilità che l'azione possa essere verificata" con precisione. L'amministrazione del denaro pubblico si contrappone a quella del denaro privato,se nel primo caso lo scopo non è il guadagno ma "il rispetto delle regolo e dei fondi ricevuti in gestione",nel secondo poiché il fine è quello di accrescere la ricchezza,si parla di amministrazione personalistica "delle regole comunitarie di giustizia ".Oggi questo libro è più importante che mai per ricostruire dalle sue macerie una vigorosa res publica."L'amministrazione del denaro pubblico non deve essere avida,ma corretta,giusta,buona e dritta,in altri termini 'felice'".
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